La fiction su Diego e i soliti luoghi comuni

La fiction su Diego e i soliti luoghi comuni
La storia di Maradona, raccontata da Amazon nella serie Sueño Bendito, è arrivata ai capitoli di Napoli. Con una serie di irritanti luoghi comuni, a cominciare dalla...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

La storia di Maradona, raccontata da Amazon nella serie Sueño Bendito, è arrivata ai capitoli di Napoli. Con una serie di irritanti luoghi comuni, a cominciare dalla prima scena di un tifoso panciuto in canottiera che porta un asinello (antico e superato simbolo della squadra azzurra) a spasso davanti allo stadio, dove incrocia l’auto di Corrado Ferlaino, il presidente che regalò appunto quel sogno benedetto e che l’attore Giovanni Esposito fa parlare soltanto in napoletano.

E lo fa anche quando incontra il sindaco Vincenzo Scotti in un istituto bancario e chiede altri seicentomila dollari per l’acquisto di Diego. «Corra’, ma ti sei messo a fare ricatti ed estorsioni?». Surreale. Diventa una macchietta quella che fu invece un’operazione di alto profilo imprenditoriale, bancaria e politica per consentire al Napoli di regalarsi, e regalare alla città, il campione che avrebbe fatto vincere gli scudetti e la Coppa Uefa.

Ovviamente negli episodi 6 e 7, realizzati dal regista napoletano Edoardo De Angelis e dall’argentino Alejandro Aimetta, vi sono tutti gli eccessi di Diego. E l’immancabile malavita, con la nota domanda del giornalista francese nella conferenza stampa del 5 luglio 1984 sul finanziamento della camorra per l’acquisto del Pibe. Nel racconto si vede un giornalista italiano - interpretato da Geo Nocchetti del Tg3 Campania - portare il collega straniero fuori dallo stadio nascosto nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, come quella in cui venne ritrovato il corpo di Aldo Moro in via Caetani, mentre si avvicina un’auto con a bordo probabilmente due camorristi che lanciano sguardi minacciosi. Non accadde nella realtà. La camorra intorno al Napoli e a Maradona è un’ossessione per gli autori e i registi (non solo in questa serie, per la verità). Vi è una scena in cui Diego, appena sbarcato in città, vede accanto a Claudia un’intervista di Carmine Giuliano in tv e commenta: «Se perdiamo vengono ad uccidermi».

La camorra, proprio quel clan di Forcella, entrò in contatto con Diego ed è vero che i Giuliano lo considerarono un amico, come dice Carmine interpretato da Riccardo Scamarcio. Ma l’impatto non fu quello che viene descritto, con dei sottintesi che non fanno onore né al club né alla città, di cui Claudia (interpretata da Julieta Cardinali) dà questo giudizio: «Non sembra neanche di stare in Europa». È equivoca quella battuta di Ferlaino-Esposito: «Abbiamo bisogno di santi: tu proteggi Napoli e Napoli proteggerà te». È comico quel medico, interpretato da Gianfranco Gallo, che visita Diego e sviene mentre drammaticamente reale è il progressivo scivolamento del Pibe verso il baratro, con incontrollabili notti tra cocaina, alcol e donne, in cui lui aveva un solo compagno: Guillermo Coppola, il manager descritto come il diavolo. C’è il preparatore Fernando Signorini che chiede a Maradona se prende cocaina e lui replica: «No, magari una puntina a una festa». C’è anche Claudia che lo chiede a Bilardo, l’allenatore della Seleccion argentina, e a Coppola, con il manager che la invita a stare tranquilla, anzi a starsene il più possibile in Argentina perché Diego, quando è solo, «è più concentrato».

La ricostruzione dei primi anni napoletani ha fatto irritare un ex calciatore che ha giocato accanto a Diego per sei stagioni, Renica, duro sui social: «Una serie piena zeppa di errori, fanno credere che già nei primi anni saltasse gli allenamenti». Per fortuna, un importante tema viene messo in risalto ed è quello della scoperta che Maradona fa del razzismo nei confronti dei napoletani. È sbigottito quando assiste all’assalto del pullman degli azzurri da parte di tifosi del Verona, con Daniel Bertoni (interpretato da Ezequiel Stremiz) che gli spiega: «Quelli del Nord pensano che i meridionali siano immondizia e li trattano come animali». Si vede Diego che dà la carica prima della partita con la Lazio: «Questi fascisti ci vogliono umiliare, non lo permetteremo, dobbiamo vincere». E al cronista della “Domenica Sportiva” - interpretato da un altro giornalista Rai, Ettore De Lorenzo - il Pibe dice: «Mi fa male questo razzismo, che non è contro le persone di colore ma contro i napoletani». Lo raccontava anche il vero Maradona, che prima della semifinale contro l’Italia a Fuorigrotta nel Mondiale ‘90 caricò il suo popolo: «Gli italiani si ricordano solo adesso di Napoli». Vedremo se nell’ottavo episodio di Sueño Bendito sarà raccontata la verità di quella partita, in cui Napoli rispettò il suo campione ma non tifò per l’Argentina: sono in tanti, troppi, che da oltre trent’anni la stravolgono.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino