«Se hai bisogno di soldi, puoi andare solo da chi ce li ha. Cioè dalla camorra». Non hanno dubbi i parroci di Napoli e dintorni: il Covid 19 è un grande...
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«I cittadini non ce la fanno a resistere, tanti avevano tentato esercizio commerciale e ora non hanno i soldi per riaprire – spiega don Maurizio - E anche chi lavorava in nero non porta a casa i soldi da due mesi. La situazione è esplosiva e quindi bisogna intervenire subito». E da Forcella, scena negli anni scorsi della guerra della “paranza dei bambini”, fa eco padre Angelo Berselli che amaramente commenta: «Il coronavirus si può curare, ma camorra ed usura si possono solo prevenire. So per certo che nel quartiere ci sono diversi usurai che prestano i soldi a tassi esorbitanti. Ad un amico l’usuraio dice: “Io ti presto 1000 euro e tu per 10 mesi mi dai 100 ero al mese e, dopo dieci mesi, mi restituisci i mille euro”». Ma il trattamento di favore è riservato a pochi, a tutti gli altri va molto peggio. Alla fine non resta che consegnare l’azienda. E oggi tanti commercianti di Forcella sono in crisi e hanno problemi ad accedere al credito che dovrebbe essere garantito dalle banche. L’articolo 1 della Costituzione dovrebbe recitare: «L’Italia è una repubblica burocratica fondata sulle carte». La camorra, invece, i soldi lì sborsa subito anche se a caro prezzo”. A Forcella hanno deciso di coniugare solidarietà con imprenditorialità e quindi le parrocchie con il progetto Invisibili in collaborazione con Altra Napoli Onlus, Asso.Gio.Ca., associazione gioventù cattolica, associazione dei commercianti di Forcella “a’ Forcella”, sono riuscite a distribuire 450 spese al giorno, acquistando i prodotti dai commercianti del territorio. Ieri il senatore Sandro Ruotolo (Gruppo misto) in compagnia di Luigi Cuomo, presidente nazionale della rete antiracket “Sos Impresa”, e da Fabio Giuliani, referente regionale di Libera in Campania, si è recato nel pomeriggio presso gli uffici della Questura per segnalare una serie di notizie di cui è venuto a conoscenza e inerenti attività illegali.
Ma sopravvivere alla nuova ondata malavitosa sarà più difficile che guarire dal Covid, ne è convinto anche don Gaetano Romano, parroco del rione Pazzigno di San Giovanni, regno del clan Reale: «In questo momento molti stanno prendendo a prestito i soldi dalla camorra che adesso è l’unica che ha liquidità. Poi magari verranno da noi parroci quando dovranno restituire i soldi non potranno farlo e allora vivremo una tragedia peggiore di quella provocata dal Covid 19». Nel rione che fu orgogliosamente operaio e che è stato poi travolto dalla crisi delle fabbriche, la vita è difficile anche in tempi per così dire ”normali”. «Il 60 per cento della popolazione della mia parrocchia vive nell’illegalità – spiega Romano – qua i malavitosi non hanno nemmeno bisogno di regalare le spese per incrementare un esercito che è già numerosissimo. I criminali sono gli avvoltoi che aspettano che chi è ferito muoia per mangiarne la carogna». Chi mangia il pane del clan non ha fame, ma tutti gli altri sono disperati: per questo anche a San Giovanni le parrocchie hanno attivato la rete della solidarietà.
Da Secondigliano spiega don Francesco Minervino: «La camorra è stata danneggiata dallo stop allo spaccio. Ma adesso tenta di infiltrarsi anche nell’erogazione dei servizi: per questo ci vuole la massima trasparenza». E don Tonino Palmese, presidente della fondazione Polis, e vicario episcopale per la carità conclude: «È evidente che la camorra guadagnerà dal Covid. Oggi ci chiedono aiuto anche tante persone che in passato ci aiutavano. La situazione è grave, dunque è facile che qualcuno accetti prestiti dai camorristi che sono quelli che hanno soldi. La malavita ha un’enorme liquidità».
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Il Mattino