Coronavirus a Napoli, l'allarme dei parroci: ​«Cibo e prestiti, la camorra avanza»

Coronavirus a Napoli, l'allarme dei parroci: «Cibo e prestiti, la camorra avanza»
«Se hai bisogno di soldi, puoi andare solo da chi ce li ha. Cioè dalla camorra». Non hanno dubbi i parroci di Napoli e dintorni: il Covid 19 è un grande...

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«Se hai bisogno di soldi, puoi andare solo da chi ce li ha. Cioè dalla camorra». Non hanno dubbi i parroci di Napoli e dintorni: il Covid 19 è un grande affare per la criminalità organizzata e infatti gli usurai hanno cominciato la campagna acquisti: offrono denaro a chi ne ha bisogno e sono pronti ad accaparrarsene le attività. Un allarme forte arriva dal Parco Verde di Caivano, piazza di spaccio della droga, terreno di malavita, ma anche teatro di tante iniziative di rinascita. Adesso, però, la speranza rischia di essere spazzata via. Spiega il parroco, don Maurizio Patriciello. «Quella della camorra è una porta sempre aperta, e anche in questi giorni i parrocchiani ci segnalano offerte di denaro da parte della malavita». In realtà più che di offerte si tratta di investimenti: i criminali puntano ad acquisire le piccole imprese a prezzi di saldo, ma anche ad ingrossare le file dei complici, dei conniventi, di quelli disposti a nascondere una pistola o a ospitare un latitante. Il fenomeno non è nuovo, ma la campagna acquisti in questi giorni sta acquistando nuovo vigore grazie alla crisi economica legata alla pandemia. 


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«I cittadini non ce la fanno a resistere, tanti avevano tentato esercizio commerciale e ora non hanno i soldi per riaprire – spiega don Maurizio - E anche chi lavorava in nero non porta a casa i soldi da due mesi. La situazione è esplosiva e quindi bisogna intervenire subito». E da Forcella, scena negli anni scorsi della guerra della “paranza dei bambini”, fa eco padre Angelo Berselli che amaramente commenta: «Il coronavirus si può curare, ma camorra ed usura si possono solo prevenire. So per certo che nel quartiere ci sono diversi usurai che prestano i soldi a tassi esorbitanti. Ad un amico l’usuraio dice: “Io ti presto 1000 euro e tu per 10 mesi mi dai 100 ero al mese e, dopo dieci mesi, mi restituisci i mille euro”». Ma il trattamento di favore è riservato a pochi, a tutti gli altri va molto peggio. Alla fine non resta che consegnare l’azienda. E oggi tanti commercianti di Forcella sono in crisi e hanno problemi ad accedere al credito che dovrebbe essere garantito dalle banche. L’articolo 1 della Costituzione dovrebbe recitare: «L’Italia è una repubblica burocratica fondata sulle carte». La camorra, invece, i soldi lì sborsa subito anche se a caro prezzo”. A Forcella hanno deciso di coniugare solidarietà con imprenditorialità e quindi le parrocchie con il progetto Invisibili in collaborazione con Altra Napoli Onlus, Asso.Gio.Ca., associazione gioventù cattolica, associazione dei commercianti di Forcella “a’ Forcella”, sono riuscite a distribuire 450 spese al giorno, acquistando i prodotti dai commercianti del territorio. Ieri il senatore Sandro Ruotolo (Gruppo misto) in compagnia di Luigi Cuomo, presidente nazionale della rete antiracket “Sos Impresa”, e da Fabio Giuliani, referente regionale di Libera in Campania, si è recato nel pomeriggio presso gli uffici della Questura per segnalare una serie di notizie di cui è venuto a conoscenza e inerenti attività illegali.
 
Ma sopravvivere alla nuova ondata malavitosa sarà più difficile che guarire dal Covid, ne è convinto anche don Gaetano Romano, parroco del rione Pazzigno di San Giovanni, regno del clan Reale: «In questo momento molti stanno prendendo a prestito i soldi dalla camorra che adesso è l’unica che ha liquidità. Poi magari verranno da noi parroci quando dovranno restituire i soldi non potranno farlo e allora vivremo una tragedia peggiore di quella provocata dal Covid 19».  Nel rione che fu orgogliosamente operaio e che è stato poi travolto dalla crisi delle fabbriche, la vita è difficile anche in tempi per così dire ”normali”. «Il 60 per cento della popolazione della mia parrocchia vive nell’illegalità – spiega Romano – qua i malavitosi non hanno nemmeno bisogno di regalare le spese per incrementare un esercito che è già numerosissimo. I criminali sono gli avvoltoi che aspettano che chi è ferito muoia per mangiarne la carogna». Chi mangia il pane del clan non ha fame, ma tutti gli altri sono disperati: per questo anche a San Giovanni le parrocchie hanno attivato la rete della solidarietà.


Da Secondigliano spiega don Francesco Minervino: «La camorra è stata danneggiata dallo stop allo spaccio. Ma adesso tenta di infiltrarsi anche nell’erogazione dei servizi: per questo ci vuole la massima trasparenza». E don Tonino Palmese, presidente della fondazione Polis, e vicario episcopale per la carità conclude: «È evidente che la camorra guadagnerà dal Covid. Oggi ci chiedono aiuto anche tante persone che in passato ci aiutavano. La situazione è grave, dunque è facile che qualcuno accetti prestiti dai camorristi che sono quelli che hanno soldi. La malavita ha un’enorme liquidità».
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Il Mattino