Le zavorre da lasciare alle spalle

Le zavorre da lasciare alle spalle
Vincenzo De Luca parla come se fosse già commissario. Lui, che sulla sanità ha costruito la difficile campagna elettorale che gli ha permesso - tra mille colpi di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Vincenzo De Luca parla come se fosse già commissario. Lui, che sulla sanità ha costruito la difficile campagna elettorale che gli ha permesso - tra mille colpi di scena - di varcare il portone di Palazzo Santa Lucia, ora sembra deciso a fare sul serio. Lo ha ripetuto ieri, durante l’inaugurazione del nuovo reparto di oculistica al Secondo Policlinico. Chi c’era e lo ha ascoltato ha avuto un’impressione chiara: se dopo l’addio di Joseph Polimeni il presidente della giunta regionale diventasse (come i suoi predecessori Bassolino e Caldoro) anche commissario di governo della sanità campana, non se ne starà di certo con le braccia incrociate, in attesa degli eventi. Né vorrà seguire l’esempio di Polimeni che, in poco più di un anno di lavoro, ha sfornato il numero record di 210 decreti senza però riuscire ad attuarli. Che poi il ministro Lorenzin e il governo Gentiloni decidano di affidargli pieni poteri è tutto da vedere, e lo si capirà nelle prossime settimane.



Ma De Luca ci crede e ci punta, tant’è che davanti a medici ed addetti ai lavori ha elencato, ad uno ad uno, tutti gli interventi che servono alla sanità campana per risalire la drammatica classifica dei livelli essenziali di assistenza. Un programma articolato e organico, una strategia complessiva con interventi mirati, in grado - a suo avviso - di innescare l’annunciata e attesa rivoluzione. Un piano ambizioso, nonostante quel miliardo e 700 milioni di euro di cui la Regione non può disporre perché una parte delle risorse viene utilizzata dal popolo dei viaggi della speranza per pagarsi le cure fuori Campania e un’altra parte è immobilizzata a scopo cautelativo a causa dell’enorme mole di contenziosi.


In un territorio dove in poche settimane è successo di tutto - dai pazienti curati sul pavimento all’ospedale di Nola al blitz antiassenteismo al Loreto Mare fino agli appalti truccati al Pascale - è legittimo credere e sperare che qualcosa possa cambiare? Qualche segnale può far pensare che non si tratti di un azzardo. Lo dimostrano gli incoraggianti passi in avanti che si sono registrati sui tempi di intervento per le fratture al femore e per il tumore al seno e il lavoro di tante eccellenze che operano quotidianamente con coraggio e passione in un contesto depresso. Ma la strada resta lunga e in salita. Perché in Campania sopravvivono alcune asimmetrie che hanno l’effetto di una zavorra. In primis il rapporto, ancora squilibrato e per certi aspetti perverso, tra pubblico e privato, strettamente collegato al nodo dell’intramoenia, su cui troppo spesso si è fatto finta di nulla. Va poi affrontato di petto e risolto il problema della medicina di base e dello sviluppo di una rete territoriale ancora oggi praticamente inesistente, nonostante gli insopportabili annunci degli amministratori di turno.


Un’altra sfida, altrettanto ardua, di fronte alla quale tutti finora hanno alzato bandiera bianca, è la riorganizzazione della rete dell’emergenza, in cui vanno una buona volta inseriti i Policlinici. C’è, infine, l’obiettivo più difficile da centrare, specie in una città che non riesce a fare squadra e sembra condannata all’individualismo sfrenato: fare in modo che i reparti di un ospedale non siano più monadi ma lavorino in piena sinergia, perché solo così è possibile fornire risposte immediate ed efficaci ai pazienti. Con tutto questo dovranno fare i conti De Luca e l’eventuale prossimo commissario. Con la consapevolezza che per cambiare la sanità in Campania serve soprattutto una rifondazione culturale che passi necessariamente per l’inserimento di nuove professionalità - anche e sopratutto manageriali - e per la rottura totale con il sistema dei microinteressi corporativi, così odiosamente distante dai bisogni dei cittadini.


  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino