Napoli e il dovere di sorvegliare i propri campioni

Napoli e il dovere di sorvegliare i propri campioni
Vicende come quella dell’amicizia tra gli imprenditori Esposito, finiti nel mirino della magistratura perché sospettati di essere vicini a clan camorristici, e alcuni...

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Vicende come quella dell’amicizia tra gli imprenditori Esposito, finiti nel mirino della magistratura perché sospettati di essere vicini a clan camorristici, e alcuni importanti calciatori del Napoli si ripetono da anni. C’è chi ricorda che nell’estate del ‘75 Beppe Savoldi, mister 2 miliardi di lire, venne avvicinato da contrabbandieri di Santa Lucia appena arrivato in città. È un fenomeno non solo napoletano, ma generalizzare non autorizza a passarci sopra. La Procura ha chiarito che Reina e i compagni, che condividevano con gli Esposito feste e vacanze, sono del tutto estranei all’inchiesta. E se la prossima volta non fosse così? Se qualcuno dei giocatori restasse intrappolato in un perfido ingranaggio?


Il Napoli ha il dovere di tutelare se stesso e i suoi tesserati. Certo, non è agevole superare lo steccato della privacy. Ferlaino faticò con Maradona, però lui era fuori dalle regole, nei comportamenti e nelle amicizie. Erano gli anni delle grandi vittorie e della smisurata passione verso il campione argentino: l’ingegnere avrebbe potuto mai allontanarlo da Napoli visto che non riusciva a staccarlo da vizi e giri squallidi?

La situazione è differente nel caso degli Esposito, però uno di essi, Gabriele, caro amico di Reina, aveva ricevuto una condanna a sette anni. Lui e Pepe una sola cosa nelle foto visibili su tutti i social. Nessuno negli uffici di Castel Volturno si era informato su quel personaggio? Un mese fa, durante la cena di fine anno, De Laurentiis aveva lanciato frecciate al portiere sulla sua vita privata e il riferimento, pare rivolto al fascino esercitato sulle donne, fece irritare Lady Yolanda. Ma il presidente del club può andare oltre le battute pepate: è uno suo diritto intervenire se certe relazioni extracalcistiche appaiono pressanti o peggio.

È sorprendente che i calciatori siano pressoché isolati dalla tifoseria «normale», da chi cerca soltanto un autografo e una foto, e che invece le porte sembrino sempre aperte per quei «particolari» tifosi o per esponenti dei gruppi organizzati. L’inchiesta della Dda di Napoli evidenzia che i contatti con Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a carogna, proseguirono dopo i drammatici fatti della finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 all’Olimpico. Di questo aspetto non trascurabile i dirigenti del Napoli erano al corrente? Il magistrato Raffaele Cantone, appassionato tifoso azzurro e presidente dell’Autorità anticorruzione, pur riconoscendo il lavoro portato avanti da De Laurentiis in questi anni sul fronte della legalità, sottolinea: «Forse si può fare un po’ di più. Un club importante evita che i propri tesserati abbiano questi contatti». È proprio questo il punto e non ci si deve più sorprendere ogni volta che queste relazioni emergono. Quasi tutti i calciatori a Napoli frequentano gli stessi locali e hanno le stesse amicizie: un lavoro di discreta sorveglianza non sarebbe complicato. Essi vanno evidentemente consigliati e assistiti e un club bene organizzato può farlo. Sarebbe utile se tra le amicizie degli azzurri vi fossero i magistrati che indagano sulla camorra e tifano per il Napoli: potrebbero chiarire le idee sulla malavita e sulle zone grigie.

De Laurentiis è intervenuto già anni fa per isolare il Napoli da pericolosi gruppi organizzati: nel 2006 ne denunciò i ricatti e scattarono gli arresti. Poco dopo, il figlio di un boss, Lo Russo, prima di darsi alla latitanza, seguì a bordocampo più partite degli azzurri e dell’amico Lavezzi: la magistratura escluse responsabilità del club, ma Lo Russo era là, seduto dietro a una porta. Il presidente sarà ascoltato mercoledì dalla Commissione parlamentare antimafia. Potrebbe ricevere domande sui rapporti borderline di alcuni suoi giocatori, anche se l’estraneità di Reina e compagni rispetto all’inchiesta è stata subito chiarita. La Procura della Figc, intanto, ha aperto un fascicolo su questa vicenda.


Il Napoli provi ad essere più presente nella vita dei suoi calciatori. Sarri lavora da quasi due anni in questa direzione. Non sulle amicizie particolari ma sul senso del sacrificio che si era smarrito prima del suo arrivo. Non deve esservi alcuna ombra per un gruppo sano e vincente e nessuno può autoescludersi da questo impegno.

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Il Mattino