OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Una panchina blu per il lavoro che non c’è. Peccato che non ci sia nemmeno la panchina, o quanto meno una panchina decente. Perché quella inaugurata ieri mattina dal Comune a piazza Dante, per sostenere la lotta dei lavoratori della Whirlpool, è una panchina appezzottata. La pittura scrostata, un listone mancante. La schifezza di tutte le panchine.
Un simbolo di resistenza trasformato in un simbolo di sciatteria.
Apprendiamo dall’operaio artefice dell’iniziativa, Luciano Doria, che «ci sono voluti 25-30 giorni solo per avere il permesso della Soprintendenza per dipingere di blu la panchina». Era stata scelta quella più visibile, perché si trova nei giardinetti che affacciano su piazza Dante. Un mese per un ok, e nemmeno un fabbro per ottenere la riparazione. Siamo oltre la malaburocrazia. Il diavolo è nei dettagli. La zella è dappertutto. Soprattutto a Napoli.
Tempo fa raccontammo la storia della bandiera del Comune rimasta a marcire per mesi, per anni, sul balcone del palazzo di via Verdi che ospita il consiglio comunale. Quella bandiera, con il tempo, aveva assunto l’aspetto di uno straccio rosicchiato dai topi. Anch’essa era un simbolo. Il simbolo del Comune trasformato nel simulacro di una città sbiadita, svilita, infettata dal virus dell’incuria. La causa dei lavoratori della Whirlpool, che hanno perso il lavoro ma non la dignità, merita molto di più che un simbolo di sciatteria.
Il Mattino