RaiUno cancella l'omaggio a Pino Daniele: «Storia da cantare» dedicata a Celentano

RaiUno cancella l'omaggio a Pino Daniele: «Storia da cantare» dedicata a Celentano
Cambio in corsa a «Una storia da cantare», condotto dall’inedita coppia Enrico Ruggeri-Bianca Guaccero in diretta dall’Auditorium Rai di Napoli. A cinque...

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Cambio in corsa a «Una storia da cantare», condotto dall’inedita coppia Enrico Ruggeri-Bianca Guaccero in diretta dall’Auditorium Rai di Napoli. A cinque anni dalla scomparsa (4 gennaio) e alla vigilia dei suoi 65 anni (19 marzo, giorno anche del suo onomastico), Raiuno cancella l’omaggio, già deciso da tempo, a Pino Daniele. Lo sostituisce. in prima serata, con l’ex Molleggiato Adriano Celentano. La settimana prossima il programma si concluderà con un tributo a Gianni Morandi. La rete ammiraglia ridisegna le ultime due serate del format con cui celebra padri e maestri della musica leggera nazionale, affidandone il racconto alla memoria e alla voce di artisti di oggi che interpretano, con la propria identità, le loro canzoni. 


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Nello Daniele, il fratello di Pino, stenta a comprendere: «È davvero sorprendente che un programma Rai fatto a Napoli non riesca a rendergli omaggio. Per giunta, dopo averlo già annunciato con clamore in conferenza stampa. Credo che Pino e il suo popolo non meritino di essere trattati così e che le sue canzoni non avrebbero mortificato l’audience. Come quelle di Dalla e De André meritavano, anzi, una serata intera».
«Per primo dispiace a me, che sono napoletano», replica Ernesto Assante, uno degli autori di «Una storia da cantare», «ma gli ascolti non c’entrano. Obiettivamente, inserire Pino (assieme a Jannacci e a Rino Gaetano) dopo Mina e prima di Celentano, scelto inizialmente come nome della serata conclusiva, avrebbe rotto l’armonia e l’equilibrio del racconto che oggi, invece, si ricompone senza confusioni, con Mina, Celentano e Morandi, le tre massime voci (viventi) degli anni ‘60; così come, nella prima serie, abbiamo celebrato altre tre voci (scomparse), quelle di De André, Dalla e Battisti. Insomma, ora la trasmissione ha una sua logica interna meglio definita». 

Molti gli artisti che hanno accettato l’invito per Celentano, a partire dal festeggiato, che ha montano e donato a «Una storia da cantare» un video inedito di un quarto d’oro circa ma fatto con materiali d’archivio. Quindi, Elio canterà «Ciao ragazzi, ciao» con il coro (napoletano) di Carlo Morelli; Gigi D’Alessio proporrà «Storia d’amore» e una versione strumentale, al pianoforte, di «24 mila baci»; Avitabile verrà con la sua band e Toni Esposito per una versione molto personale del «Mondo in Mi 7»; quindi i rapper La Sierra, che hanno riscritto il testo di «Per averti»; mentre Noemi si esibirà in «L’emozione non ha voce». Ci saranno anche Marisa Laurito, che rievocherà il «Fantastico» dell’87 condotto dall’allora Molleggiato; e Teo Teocoli, che canterà e ricorderà «Il ragazzo della via Gluck», là dove lui e Adriano, da bambini, si conobbero. 

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Perché omologare il sound usando un’unica band in studio e non lasciare agli ospiti la possibilità di reinterpretare realmente le canzoni? «Non dipende da noi», risponde Assante, «ma dai cantanti. Sono loro che accettano o no di venire, e da soli o accompagnati da musicisti, come farà Avitabile». 
Gli ascolti, l’inesorabile legge dell’audience: la puntata sui cantautori di Sanremo (Celentano, Modugno, Vasco, Endrigo, Fossati, Tenco) si è fermata a 2.810.000 spettatori (14.6 per cento di media), contro i 5.488.000 (29.3%) di Maria De Filippi con «C’è posta per te» su Canale 5. Peggio quella su Mina: 2.619.000 (13.73%), doppiato da Canale 5 e donna Maria: 5.271.000 (28.51%). Decisamente meglio sono stati i dati della prima serie, che hanno sfiorato, in media, il 19 per cento. La domanda è: perché? Assante: «Non so. Evidentemente la gente capisce poco e preferisce guardare programmi brutti come “C’è posta per te”. La prima serie del programma, dedicata a De André, Dalla e Battisti, ha avuto più spettatori perché si scontrava con “Tu sì que vales” e non con il format della De Filippi, che è una corazzata. Non ci aspettavamo gli stessi numeri, ma - lo confesso - speravamo in qualche punto in più di quel che abbiamo fatto. La nostra coscienza, però, è serena. “Una storia da cantare” non è un capolavoro del secondo millennio, ma neppure tv di bassa lega. Ha una sua dignità innegabile».


Aldo Grasso, maggior critico televisivo italiano, ha sentenziato: «Sarebbe stato meglio mandare in onda i filmati storici di “Techetechete”». Ma Assante replica: «Meglio guardare e ascoltare, dal vivo, canzoni bellissime di illustri artisti o i video delle Teche Rai, che si ripetono identici per tutto l’anno?».

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Il Mattino