“Rientro al Sud”, un flop: per le Borse di ricerca, 25 richieste per 240 posti

Il solo ateneo di Padova ottiene più fondi di tutto il Mezzogiorno

“Rientro al Sud”, un flop: per le Borse di ricerca, 25 richieste per 240 posti
Nelle intenzioni, doveva essere la grande occasione per far arrivare nuovi fondi alla ricerca scientifica, promuovendo l’ingresso nei ruoli universitari di giovani spinti al...

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Nelle intenzioni, doveva essere la grande occasione per far arrivare nuovi fondi alla ricerca scientifica, promuovendo l’ingresso nei ruoli universitari di giovani spinti al rientro in Italia per lavorare a progetti soprattutto al Sud. Invece, il finanziamento straordinario inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (il Pnrr) per la ricerca universitaria è stato un flop. Nei numeri come negli obiettivi, sbandierati dal governo Draghi lo scorso 19 agosto.



Grandi annunci, come quei 1.700 ricercatori e ricercatrici spinti a rientrare a lavorare in Italia ma, dopo una proroga al 25 ottobre dei termini per le domande dei finanziamenti, i numeri finali di dodici giorni fa sono stati una delusione. I bandi fissavano più aree di interventi e finanziamenti, per giovani destinati a lavorare nelle Università italiane.

Nella prima area, per progetti di qualità certificata, erano stati stanziati 60 milioni di euro con una riserva del 40 per cento, pari a 24 milioni, destinati a Università e centri di ricerca del Mezzogiorno. In totale erano in gioco 400 borse di studio finanziabili, che avrebbero garantito ai candidati vincenti un incarico di professore associato. Sono arrivate, con tempi strettissimi di due mesi e sei giorni dal bando, appena 193 candidature. Tutte accolte, ma sono meno della metà del previsto e il 52 per cento dei fondi resta inutilizzato. E se, tra gli obiettivi di questa parte del Pnrr, c’era la promozione della ricerca nel Sud, il risultato è stato un fallimento con solo 17 borse finanziabili nel Mezzogiorno. Ma non per la bocciatura di altri progetti, 17 erano le uniche candidature presentate al Sud. Le delusioni arrivano anche nella seconda area, quella delle borse riservate ai vincitori dei programmi Msca istituiti dell’Unione europea per dottorati e formazione.

Per questa area erano previsti altri 60 milioni, con riserva del 40 per cento per ricerche in Università e centri del Mezzogiorno. I vincitori avrebbero ricevuto incarichi di ricercatori a tempo determinato, prorogabili. Disponibili 200 borse da finanziare, ma al ministero sono arrivate appena 85 candidature. Poche. Non utilizzati, così, il 57 per cento dei fondi. Al Sud, sono andate otto borse da finanziare, anche in questo caso si trattava delle uniche domande presentate. I vincitori dovrebbero prendere servizio entro il 20 dicembre prossimo. Sono tempi burocratici assai ristretti per i giovani che non lavorano già nelle Università italiane e dovrebbero rientrare dall’estero. Una difficoltà ulteriore, che rischia di restringere ancora di più il numero delle borse realmente attivate.

Fanno la parte del leone, nella prima area di eccellenze, le Università di Padova e Venezia, rispettivamente con 24 e 17 borse finanziabili. Le 17 del sud vedono in testa l’Università di Bari con 5 progetti per 750mila euro, poi Messina con tre (450mila euro), Catania, Chieti e Cagliari con due ciascuno (300mila euro a testa), uno rispettivamente l’Università della Calabria, l’Università del Salento e la Scuola superiore meridionale, centro di ricerca strategico della Federico II di Napoli finanziate con 150mila euro ciascuna. Ancora più risicati i finanziamenti dell’area vincitori Msca.

Tra le otto borse assegnate al sud, è ancora una volta in testa l’Università di Bari con due progetti per 600mila euro. Seguono sei Università: Calabria di Cosenza (297.328 euro), Studi Mediterranea di Reggio Calabria (192.208 euro), Messina (277.430 euro), Catania (199.999 euro), Palermo (294.480 euro), l’Orientale di Napoli (299.600 euro). Procedure complesse, tempi burocratici ristretti, poche prospettive per i giovani candidati sono le spiegazioni del flop indicate dall’associazione Roars, che si occupa di politiche di ricerca e scrive: «In totale il ministero ha ottenuto 278 candidature sulle 600 previste, per un finanziamento complessivo di 52.258.891,83 euro. Erano disponibili 120 milioni». Al Sud sono andati 4.711.047,35 euro rispetto ai 48 milioni previsti, pari a sole 25 domande presentate per i 240 posti disponibili.
 

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Il Mattino