Cumuli di rifiuti in putrida attesa sui marciapiedi, l’incubo di una nuova emergenza alle porte, cittadini in rivolta nei quartieri dove la raccolta non viene effettuata da...
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Certi apparentemente piccoli particolari sono in realtà illuminanti per descrivere l’efficienza dei servizi pubblici nella città in predissesto. Uno sprofondo rosso al quale il Comune cerca affannosamente di porre rimedio facendo ricadere sui cittadini l’onere di calcolare l’importo della tassa sui rifiuti.
Siamo alla farsa, al teatro dell’assurdo. Di fronte a un servizio di raccolta che fa acqua da tutte le parti - soprattutto in periferia, come testimoniano le denunce dei cittadini e i racconti dei nostri cronisti - non può che suonare come una beffa la revoca dell’«obbligo di notifica» del balzello. Nessun rispetto per il contribuente, tenuto al versamento di quanto dovuto (e alle scadenze previste) anche se non riceve l’avviso di pagamento.
Nell’ormai inarrestabile scivolamento autoreferenziale di questa amministrazione, sempre più spesso ammantato di retorica, certe performance della macchina comunale rischiano di allargare ancora di più il baratro tra i cittadini e le istituzioni. Resta da aggiungere che a Palazzo San Giacomo le aliquote per le tariffe sono già tutte al top. Eppure, lo scorso marzo, è stato varato l’ennesimo aumento. E a pesare sul rincaro sono stati soprattutto i costi dello smaltimento, che continuano a crescere. Dunque, e riassumendo: paghiamo di più perché aumentano i costi di un servizio che funziona in modo indecente. E poiché il Comune non è in grado di inviare correttamente e per tempo le cartelle esattoriali, dobbiamo calcolarci da soli l’importo della tassa più cara d’Italia. Mentre le strade tornano a riempirsi di rifiuti. Di beffa in beffa. Anzi di farsa in farsa.
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Il Mattino