Sud, ora le Zes fanno gola agli investitori stranieri

L’arrivo di Novartis a Torre Annunziata può fare da battistrada ad altri progetti

La zona industriale di Torre Annunziata
La prima volta di una multinazionale a Tangeri Med, il porto marocchino diventato uno dei maggiori hub globali per la logistica del Mediterraneo, fu l’investimento della...

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La prima volta di una multinazionale a Tangeri Med, il porto marocchino diventato uno dei maggiori hub globali per la logistica del Mediterraneo, fu l’investimento della Renault, nel 2012. Un miliardo e mezzo per la produzione in loco della Dacia (con Nissan), utilizzando i benefìci fiscali e procedurali della free zone. Ovvero, poche tasse e soprattutto un’enorme comodità di trasporto per tutte le destinazioni mondiali. Fu la fortuna dei francesi e soprattutto di Tangeri perché altre grandi company internazionali, non solo dell’automotive, hanno fatto lo stesso, con ritorni economici notevoli.

L’esempio rischia di essere oggettivamente eccessivo per le prospettive delle otto Zone economiche speciali del Mezzogiorno, finalmente operative a cinque anni dalla legge istitutiva. Ma il segnale lanciato dalla Novartis, la multinazionale svizzera del farmaco, che ha presentato allo Sportello unico della Zes Campania la documentazione per un investimento relativo al potenziamento del sito di Torre Annunziata, in cui opera da anni e con notevoli risultati, fa comunque notizia. Perché è il primo di una multinazionale e, come osserva il commissario straordinario della Zes Giosy Romano, «può aprire la strada ad altri capitali stranieri, un obiettivo fondamentale e strategico per garantire la necessaria competitività alle Zone economiche speciali». 

Novartis battistrada per il Sud tra le multinazionali (il via libera alla richiesta è scontato, l’investimento si aggirerebbe sui 20 milioni) ma la speranza è che non resti un caso isolato. E, soprattutto, che a seguire siano investitori stranieri ex novo, come Renault per Tangeri. Qualcosa sembra potersi muovere anche nella Zes della Sicilia Orientale dove si è registrato un certo interesse di operatori cinesi della logistica per i porti di Catania e di Augusta. E in primavera il Gruppo Intesa Sanpaolo, che ha messo a disposizione ben 5 miliardi per sostenere gli investimenti nelle Zone economiche speciali legate ai porti del Sud e del Nord, promuoverà le free zone marittime italiane in Sud est asiatico e in America con un nuovo road show finalizzato a raccogliere interesse e disponibilità presso gli operatori economici internazionali. Ma anche UniCredit punta a rafforzare la sua disponibilità verso potenziali investitori, a riprova del fatto che il sistema bancario crede ancora molto nello sviluppo dell’operazione Zes.

Di sicuro le condizioni di approccio restano attrattive: credito d’imposta, confermato dal governo nella Legge di bilancio, e snellimento burocratico, con procedure assai semplificate, sono fattori di attrazione decisivi per chi vuole investire nelle aree Zes. E l’aumento del numero di autorizzazioni di queste ultime settimane lo dimostra (12 solo in Campania, per circa 200 milioni di investimento). Ma, Novartis a parte, si tratta di aziende del territorio che dalla Campania alla Sicilia hanno dimostrato di credere nello strumento (e di avere i requisiti per ottenere le facilitazioni previste). L’ultima in ordine di tempo opera nella Zes Adriatica e ha ottenuto in soli sei giorni un’Autorizzazione Unica nell’area di Molfetta per un investimento pari a 32 milioni di euro nel settore della logistica che, nelle stime, dovrebbe garantire 600 nuovi posti di lavoro. porterà 600 nuovi posti di lavoro. Nell’altra Zes “pugliese”, la ionica interregionale che comprende anche la Basilicata, dovrebbe arrivare al traguardo l’investimento del gruppo Conad che nell’area di Grottaglie vuole sviluppare attività legate all’ortofrutta con lavorazione del fresco, con la previsione di circa 60 nuovi occupati.

A Taranto invece la Greentouch ha chiesto il rilascio di una concessione demaniale marittima per la realizzazione di una bioraffineria nel porto, mentre la Recopal Puglia punta a costruire un opificio industriale destinato alla produzione di “Imballaggi di legno” da scarti post-utilizzo ed un impianto fotovoltaico. Ma, come detto, ormai in ogni Zes lo sportello autorizzativo unico è in piena attività, con la Campania che fa da battistrada dopo essere stata la prima Regione ad avere approvato il Piano di indirizzo propedeutico all’attivazione della Zes. «Riceviamo ormai ogni giorno dalle 3 alle 4 richieste di autorizzazione all’investimento», conferma Romano. Non tutte ottengono il via libera anche perché c’è sempre chi cerca di piegare la norma ad interessi non proprio legittimi. Ma ora che anche gli ampliamenti dei siti esistenti possono accedere alle facilitazioni è inevitabile che le richieste siano in crescita. 



Naturalmente non tutti i dubbi sono stati risolti. Le Zes, ad esempio, sono ancora in attesa del Dpcm con cui si dispone la riperimetrazione delle aree, già decisa dal precedente governo ma ancora priva dello strumento attuativo. Ma proprio su questo punto non mancano le perplessità da parte di chi giudica esageratamente vaste le attuali Zone economiche speciali, come è emerso da un recente dibattito promosso dall’Associazione Merita di Claudio De Vincenti con un focus dedicato alle Zes pugliesi. Il tema c’è tutto, specie in termini di coordinamento generale di territori molto estesi, ma non al punto da rimettere in discussione la validità dello strumento: senza l’intervento della Zes, tanto per fare un esempio, non si sarebbe potuta immaginare una svolta concreta per l’ex Whirlpool di Napoli, chiusa da un anno e con enormi interrogativi sul recupero industriale del sito. E invece tra pochi giorni sarà emanato il bando con il quale lo stabilimento di via Argine potrà essere acquisito dal nuovo o dai nuovi proprietari.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino