Si è conclusa con sei patteggiamenti, tre affidamenti in prova e la confisca di tutti gli animali, l’udienza preliminare presso il Tribunale di Urbino – che ha...
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“Si tratta di un processo molto importante perché riguarda un aspetto dei combattimenti tra animali non ancora del tutto esplorato, come la lotta tra cani e altre specie – commenta Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV - I combattimenti si confermano un fenomeno criminale multiforme e complesso: l’utilizzo del dogo per braccare i cinghiali ha una storia antica ed è in questo scenario sui generis che si innesta questo processo. Resta però l’amarezza per le pene troppo blande”.
Allevatori e possessori di dogo argentino residenti in diverse province, all’interno di un’azienda agricola in provincia di Pesaro Urbino, secondo l’accusa, facevano combattere cani e cinghiali. Gli imputati sono stati rinviati a giudizio “per avere in concorso tra loro, promosso ed organizzato nonché diretto il combattimento non autorizzato tra animali, nello specifico tra cani e cinghiali” e “per avere in concorso tra loro, per crudeltà e senza necessità, a seguito della condotta di cui al capo a), cagionato la morte di un cinghiale”.Alcuni imputati sono stati accusati anche di maltrattamento di animali per aver sottoposto un dogo argentino e un cinghiale “a sevizie e a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. Il Giudice su richiesta delle parti ha applicato la pena concordata per sei imputati con condanne da 8 mesi a un anno di reclusione con multe da 34.000 euro a 50.000 euro, per tutti pena sospesa, mentre per gli altri tre imputati i difensori hanno richiesto la sospensione del procedimento per istanza di ammissione di messa in prova.
Le indagini del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Pesaro Urbino, coordinati dalla Procura della Repubblica di Urbino, durarono sei mesi e portarono al sequestro di materiale audiovisivo e tutti i cellulari, i computer, le telecamere e i supporti digitali potenzialmente utilizzati per registrare gli addestramenti.
“I combattimenti tra animali rappresentano un vero allarme sociale –continua Troiano – 133 cani sequestrati, 29 persone denunciate (per reati che vanno dal maltrattamento alla detenzione incompatibile, all’organizzazione di combattimenti), un combattimento interrotto in flagranza: questi gli ultimi dati disponibili relativi al 2016 secondo l’Osservatorio Zoomafia LAV. Il numero dei cani sequestrati ha avuto un’impennata: si registra un aumento del +189% dei cani sottoposti a sequestro e del +38% delle persone denunciate rispetto al 2015. Ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano una recrudescenza del fenomeno. Riteniamo che le condanne emesse non siano adeguate, sotto il profilo della funzione preventiva e retributiva della pena, alla pericolosità del fenomeno”.
Per contrastare il preoccupante aumento delle lotte clandestine è attivo il numero LAV “SOS Combattimenti” tel. 064461206. Lo scopo è quello di raccogliere segnalazioni di combattimenti tra animali per tracciare una mappa dettagliata del fenomeno e favorire l’attivazione di inchieste giudiziarie e sequestri di animali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino