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«È ormai da molti anni che ho compreso l’importanza di parlare con i ragazzi e i giovani di molte città, dal Nord al Sud, di mia figlia di 11 anni, Simonetta Lamberti, uccisa in un attentato camorristico teso al padre magistrato. Spesso giovani stanchi, giovani annoiati o frenetici, ragazzi dimenticati, ragazzi solitari, ragazzi arrabbiati e sempre, quasi miracolosamente, dall’indifferenza iniziale nei miei confronti, piano piano qualcosa si risveglia in loro, ascoltandomi. Cominciano un po’ alla volta a guardarmi con maggiore attenzione, a seguire le mie parole con interesse più vivo, a trascurare il libro che hanno portato con sé e a fissare me, questa mamma “indomita”, e l’immagine di Simonetta che sempre porto da fargli vedere.
È l’immagine che ormai da anni scorre nell’Aula Magna di tanti Istituti e si riverbera nelle menti e nei cuori dei ragazzi. E, sempre, questa immagine colpisce come un’icona, come una testimonianza, come un simbolo. Parlano di Lei i capelli lunghi e lucidi di sole, parlano i Suoi occhi di schegge gialle sull’iride verde, parla il Suo vestitino a quadretti bianchi e celesti, semplice e ridente, parla il Suo sorriso sereno, aperto, fiducioso e fidato.
Parla la Sua innocenza e la Sua serenità, quale si avverte evidente, quasi prorompente, la voglia di vivere di questa Creatura che ha disseminato gioia nel breve percorso di vita.
A quei ragazzi che mi chiedono, finalmente interessati e coinvolti, come ho potuto superare la morte di una figlia, rispondo che hanno ragione. È vero, non si può superare la privazione di un figlio. Anche la lingua italiana respinge questo “oltraggio” alla natura: non esiste infatti un vocabolo che indichi un genitore privato del proprio figlio. Ma poi continuo, e supero il momento di dubbio, dicendo loro che io ci sono riuscita perché mi sono affidata a due grandi motivazioni: l’Amore per il prossimo, per i bambini e i ragazzi che hanno riempito la mia vita di lavoro, in particolare per quelli più difficili e provati, e la Memoria, che mantiene viva Simonetta Lamberti nelle coscienze di tanti ragazzi, che poi diventeranno adulti responsabili».
Ai bambini e ai ragazzi di ieri e di oggi ho dedicato il mio nuovo libro di racconti, «Il silenzio degli adolescenti» (Ed. Graus). Qui, con amore e affetto, seguo le dinamiche psicologiche e morali di bambini e ragazzi spesso incompresi, spesso silenziosi, spesso arrabbiati perché fragili.
*docente e madre di Simonetta Lamberti
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Il Mattino