Anac, Cantone: «A Roma la politica vittima di facilitatori»

Anac, Cantone: «A Roma la politica vittima di facilitatori»
«Alla Campania il record della corruzione? Per sostenerlo non bastano le sentenze della Cassazione, ma è evidente che la nostra è una regione dove il fenomeno...

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«Alla Campania il record della corruzione? Per sostenerlo non bastano le sentenze della Cassazione, ma è evidente che la nostra è una regione dove il fenomeno ha, purtroppo, un tasso molto alto. E questo anche a causa della radicata presenza della criminalità organizzata»: Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, l'Autority istituita per battere appunto la corruzione, spiega perché è così difficile assicurare trasparenza e correttezza negli appalti pubblici e nella vita politica.


Esiste un caso Campania?
«Bisogna partire da una premessa: corruttore e corrotto agiscono in accordo e all'oscuro. Perciò il numero di condanne dipende da una serie di variabili tra cui non ultima dall'efficienza del sistema giudiziario. Anche all'epoca di tangentopoli, in alcune Corti d'Appello c'era un numero bassissimo di condanne. Quindi le sentenze non bastano a dare alla Campania la maglia nera in classifica. Fatta questa premessa, credo, però, in base a tutta un'altra serie di elementi che riguardano le modalità con cui funziona la vita amministrativa (e penso al modo in cui vengono svolti gli appalti, all'utilizzo delle proroghe e delle procedure irregolari), che la Campania sia uno dei luoghi dove il tasso di corruzione è molto alto. Siamo, comunque, ai vertici della classifica. E non è un caso, perché l'inquinamento amministrativo nel Mezzogiorno si sposa con la presenza della criminalità organizzata che utilizza la corruzione come uno strumento fondamentale per lo svolgimento delle proprie attività. Le mafie sanno che è meglio corrompere i funzionare pubbliche piuttosto che intimidirli».

Quali sono i settori più vulnerabili?
«Certamente quello degli appalti pubblici. Abbiamo già visto come il settore più a rischio sia quello dei rifiuti dove si sposano corruzione e criminalità organizzata. Poi evidentemente c'è la sanità. In questi due settori arrivano costantemente soldi da spendere n regime di emergenza. Le inchieste degli ultimi anni hanno evidenziato che anche nella gestione degli immigrati, soprattutto nella prima fase dell'emergenza, ci sono state tutta una serie di vicende di cattiva gestione del danaro pubblico proprio perché quello è un altro di quei settori dove arrivano sistematicamente tanti soldi e quindi ci sono tanti appetiti».

Segnali di miglioramento?
«C'è un maggiore interesse da parte dei cittadini che in passato erano stati silenti. E anche all'interno delle amministrazione ci sono maggiori presidi rispetto al passato. L'aumento della trasparenza ha reso molto più controllabili le attività. E anche la vigilanza collaborativa che stiamo attuando stanno dando frutti. Un esempio per tutti quello dell'appalto delle ecoballe, dove la vigilanza sta assicurando correttezza in quello che poteva essere un grande affare».

Quanto pesa il voto di scambio sul sistema della corruzione ?
«Nel periodo di tangentopoli il sistema era gestito dalla politica che utilizzava la corruzione come strumento di finanziamento illecito. Oggi la politica non è un fine, ma un mezzo. Singoli esponenti sono asserviti a logiche di associazioni criminali non necessariamente di tipo mafioso. Non solo: attualmente la politica spesso più che utilizzare viene utilizzata e a sua volta usa gli imprenditori per trovare voti e per dare lavoro: ha un ruolo subordinato. In molti casi l'imprenditoria prescinde dalla politica ed utilizza la burocrazia».
 
Un sistema più sfuggente?
«Non c'è più una sovrapposizione netta tra corruzione e istituzioni: oggi i corruttori oggi utilizzano le istituzioni ma sono fuori e questo li rende teoricamente più aggredibili. Io credo che la migliore definizione l'abbia data il presidente Sergio Mattarella parlando di furto di democrazia. La corruzione può diventare strumento di scalata politica consentendo di vincere le primarie o le elezioni. Un sistema pericoloso per la democrazia perché finisce con il condizionarla».

Anche il Lazio non se la passa bene. Cosa dimostrata nuova inchiesta sullo stadio che finisce con il coinvolgere anche personaggi legati ai partiti oggi al governo?
«Il caso Roma è in linea con il sistema che abbiamo descritto coinvolgendo organizzazioni imprenditoriali che si muovono per i loro interessi e strumentalizzano pezzi di politica o di pezzi del mondo che gira intorno alla politica. Nel caso Lazio sono interessanti la figura del facilitatore che viene chiamato per risolvere i problemi e il ritorno del finanziamento della politica che finisce con il condizionarla».

I rapporti con il governo?
«C'è stata l'affermazione che l'autorità avrebbe dato risultati inferiori alle aspettative e questo è sembrato un attacco. Ma la grande partecipazione dei vertici del governo alla presentazione della relazione annuale dell'Autority ha fatto pensare che si sia trattato di un incidente di percorso, ma che ci sia grande attenzione e non ci sia l'intenzione di sottovalutare l'azione dall'Anac».

Nei giorni scorsi ha incontrato il premier Giuseppe Conte. Che cosa vi siete detti?

«Ci siamo chiariti, mi ha spiegato che non intendeva mettere in discussione il ruolo dell'Autorità, ma che è obiettivo del governo introdurre regole di semplificazione sul terreno degli appalti e della burocrazia, in collaborazione con noi e senza ridurre il nostro ruolo. Bisogna adesso vedere come si tradurranno gli intenti del governo e come si tradurrà nei fatti la semplificazione».
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Il Mattino