Una "tempesta del cuore", frequente e sempre più difficile da gestire, perché né il defibrillatore né i farmaci riescono a risolvere le gravi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Cuore, i protoni curano l'aritmia ventricolare: a Pavia il primo intervento al mondo
In Italia è l'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) ad aver eseguito il maggior numero di interventi, tre, da marzo a oggi nonostante le difficoltà dovute alla pandemia di Covid-19. Il Don Calabria è anche l'unico istituto a utilizzare un metodo non invasivo per una diagnosi accurata, grazie a uno speciale corpetto indossabile dal paziente che consente di individuare con estrema precisione l'area da trattare con la radioterapia.
LEGGI ANCHE Operazione al cuore in ipnosi: primo intervento di ablazione della fibrillazione atriale a Savona
Questa nuova tecnica «utilizza le radiazioni ionizzanti comunemente impiegate in oncologia per colpire la parte di tessuto cardiaco in cui c'è una trasmissione elettrica alterata, responsabile dell'innesco della tempesta aritmica - spiega Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata del Don Calabria -. Le radiazioni, attraverso un trattamento che dura soltanto alcuni minuti, vengono mirate con precisione millimetrica sulla zona dove nascono le aritmie, senza toccare le cellule sane adiacenti, e in modo non invasivo provocano la morte del tessuto alterato, creando una cicatrice omogenea che interrompe la conduzione elettrica anomala facendo tornare normale il battito cardiaco. La procedura non richiede il ricovero e impiega tecnologie elevate, anche per questo sono tuttora pochissimi i Centri che possono erogarla e l'IRCCS di Negrar è la struttura con la casistica maggiore nel nostro Paese».
«Abbiamo iniziato a utilizzare la STAR in piena pandemia, a marzo: la prima paziente aveva un defibrillatore che aveva registrato 104 tachicardie ventricolari, un 'superlavorò che ha portato a doverlo sostituire precocemente - spiega Giulio Molon, direttore della Cardiologia dell'IRCCS di Negrar -. Attualmente tutti i pazienti su cui siamo intervenuti stanno bene: si tratta di persone con tachicardie ventricolari causate da gravi cardiomiopatie dilatative, che prima dell'intervento avevano una qualità di vita molto compromessa e che in alcuni casi in un mese potevano arrivare a subire 20 shock del defibrillatore. In questi pazienti le linee guida prevedono di intervenire con l'ablazione transcatetere, ma la procedura è per loro ad alto rischio, perché hanno un quadro clinico compromesso da infarti pregressi e aritmie molto frequenti. Per questo riponiamo molte speranze nella STAR».
Il Negrar è anche l'unico centro a utilizzare in questo trattamento un metodo non invasivo per la fase diagnostica: per identificare nel modo più accurato il sito da trattare, si usa un innovativo sistema indossabile dallo stesso paziente.
Il Mattino