Autostrade, il governo si spacca e il dossier slitta fino a metà luglio

Autostrade, il governo si spacca e il dossier slitta fino a metà luglio
Doveva essere il vertice per individuare l’intesa. Recuperare terreno, dare la svolta. Sopratutto dopo il nulla di fatto di martedì sera, quando il premier Giuseppe...

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Doveva essere il vertice per individuare l’intesa. Recuperare terreno, dare la svolta. Sopratutto dopo il nulla di fatto di martedì sera, quando il premier Giuseppe Conte aveva fatto trapelare che l’intesa sul dossier Autostrade fosse ormai ad un passo. Un desiderio finito come tante altre volte in fumo. Perché la riunione di ieri con i capo delegazione dei partiti della maggioranza non ha fatto altro che confermare la spaccatura in seno all’esecutivo. Sarebbero volate parole grosse e il solco che separa i 5Stelle, favorevoli da sempre alla revoca della concessione oltre ogni ragionevolezza, dal Pd si è allargato ancora di più. Poco importa che Conte, nelle vesti di mediatore, abbia provato a smussare gli angoli cercando un difficile punto di equilibrio. Di fronte al premier - che avrebbe cercato di spiegare che non si può chiedere ad una società privata, Atlantia, di scendere sotto il 51% di Aspi senza una interlocuzione e un equo indennizzo, i grillini hanno chiuso il discorso, abbandonando il tavolo. Del resto, lo stesso Di Maio lo ha ripetuto a più riprese: i Benetton devono rinunciare alla concessione senza se e senza ma. Subito. 


Una posizione ideologica che, per la verità, il partito di Grillo, pur con varie sfumature, non ha mai abbandonato. E poco importa che il Pd e lo stesso Conte abbiano messo in luce tutte le criticità giuridiche legate a questa visione, senza parlare del rischio di contenziosi legali, dei vincoli presenti nella stessa concessione. Del fatto che nessuno, nei Paesi civili, può obbligare un privato a cedere quote della propria azienda. E che la carta dell’esproprio non può essere giocata, a prescindere delle responsabilità dell’azienda nel crollo del Ponte di Genova. Per evitare che lo scontro si trasformasse in qualcosa di ancora più serio, il premier ha preferito rinviare il tutto, consapevole però del fatto che prima dell’inaugurazione del nuovo viadotto, prevista per il 22 luglio, una soluzione va trovata. 

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L’impasse è talmente evidente che le proposte con le “condizioni minime irrinunciabili” che il governo doveva inviare ad Atlantia non sono mai partite. A meno che Conte convinca Di Maio a fare marcia indietro, magari accettando, come proposto da Pd, una revoca parziale della concessione, limitata al tratto ligure. Accompagnata da un ulteriore taglio delle tariffe e dall’aumento degli investimenti. 

In questo clima di tensione, c’è un segnale tecnico-politico di disgelo nella partita a scacchi governo-Atlantia, nonostante il braccio di ferro sulla concessione resti immutato dopo il gesto dei giorni scorsi di non restituire la concessione entro giugno. Cdp, il braccio finanziario controllato dal Tesoro, ha prorogato un finanziamento concesso anni fa ad Autostrade per l’Italia. Ieri il cda della Cassa, che ha deliberato una serie di finanziamenti ad enti locali, secondo quanto risulta al Messaggero ha esaminato lo stato del prestito del 2009 ad Aspi di 500 milioni. Verso la società autostradale dei Benetton c’è in essere anche un secondo prestito di 1,7 miliardi erogato a febbraio 2017, di cui 1,1 miliardi a lungo termine e 600 milioni in forma di linea di credito revolving a 5 anni. 
 
Adesso sotto esame è finito il primo finanziamento deliberato 11 anni fa e che non è la prima volta ad essere prorogato. La linea di credito scadeva a febbraio scorso ed era stata allungata all’8 luglio prossimo. Ieri il consiglio ha preso atto che il prestito verrà spostato al 30 novembre. Ma a fronte di questo slittamento, di pari passo c’è anche l’estensione della possibilità che Cdp possa acquisire da Aspi la concessione di una garanzia bancaria in relazione al contratto di finanziamento. 


Rispetto al finanziamento da 1,7 miliardi, Autostrade per l’Italia aveva chiesto una linea di credito da 200 milioni di cui ha dato comunicazione nel bilancio 2019. Su questa richiesta, Cassa ha chiesto approfondimenti per verificare la sussistenza dei requisiti patrimoniali e finanziari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino