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Simbolo di festa o bugia in grado di inclinare il rapporto di fiducia tra genitori e figli? La psicologa Federica Realfonzo non ha dubbi: far credere ai bambini che esiste Babbo Natale non compromette la relazione, anzi. «Santa Claus è portatore di un messaggio positivo, spinge all’unione e a comportarsi bene per trovare i pacchetti sotto l’albero. E aiuta i più piccoli a sviluppare l’immaginazione». Tant’è che c’è chi giura persino di averlo visto nella notte delle mille emozioni, tra il salone e la cucina, vicino alle luci, alle letterine e al vassoio di biscotti lasciato per lui. «Così i bimbi imparano a utilizzare un linguaggio fantastico, fondamentale sotto il profilo cognitivo ed emotivo». Dai 7-8 anni i bambini iniziano ad avere, invece, un pensiero critico, a porre domande e a fare associazioni con la grafia dei biglietti di auguri, fino a rendersi conto che i genitori raccontano anche storie».
La professionista al lavoro all’ospedale pediatrico Santobono le chiama «bugie bianche». «Perché non servono a nascondere oppure a omettere qualcosa, ma hanno l’intento di rendere questo momento dell’anno più adatto ai bambini».
La psicologa dell’età evolutiva, che è anche psicoterapeuta familiare, invita a parlare di tutto con i bambini. Di Santa Claus, di sentimenti. «Con semplicità e intelligenza si possono e devono affrontare anche temi difficili come un lutto o la diagnosi di una malattia». È necessario farlo prima che il bimbo lo scopra da solo, per altre vie, e viva il silenzio come un tradimento. «Se reagisce male o è arrabbiato», avvisa Realfonzo, «la famiglia ha anche il compito di contenere la tristezza».
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