«L'ultima mamma bambina di questa scuola, l'istituto Levi-Alpi di Scampia, ha sedici anni e due figli, e ha abbandonato gli studi. Un'altra ex allieva in queste...
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La Sicilia è la regione con il più alto numero di casi (377), seguita da Campania (277), Lombardia (162) e Lazio (92). «E le teenager - è sottolineato nel dossier - spesso finiscono per abbandonare la scuola e quindi l'idea di un futuro legato a un lavoro professionale altamente qualificato». Lo fanno ripetendo, più spesso, schemi familiari. «I figli di mamme bambine hanno nonne bambine», interviene Giuseppe Cirillo, già direttore del Centro interistituzionale della Asl e del Comune di Napoli che ha elaborato un'indagine-pilota sul fenomeno nel 2008. «Il numero di situazioni problematiche in città è superiore anche alla media regionale», avverte. E sono enormi le differenze tra famiglie colte e no, tra quartieri, degradati e bene, centro e periferie.
A giudicare dai dati del monitoraggio, l'unico disponibile, si osserva che è il record di gravidanze tra le ragazze fino ai 20 anni di età, senza occupazione e formazione adeguata, che abitano a San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli. Lì si concentra il 25,3 per cento delle gravidanze precoci censite. Una su quattro. Con il 14,9 per cento di casi, un'alta incidenza poi si segnala a Montecalvario, San Giuseppe, Pendino, Porto, Mercato, Avvocata. E a Scampia, Secondigliano e San Pietro a Patierno (il 14,9 per cento). All'opposto a Chiaia, San Ferdinando e Arenella il totale scende al 2,3. E nemmeno una gravidanza è segnalata tra le minorenni che vivono al Vomero e Posillipo.
D'altra parte, è preoccupante anche il numero di minorenni che in città ricorrono all'aborto, il 3,3 per cento delle pazienti anziché lo 0,2 certificato, ad esempio, nella zona vesuviana e in penisola sorrentina. E un recente studio, pubblicato dall'Istituto superiore di sanità (Iss) e curato da Angela Spinelli, spiega tutto ciò attraverso le risposte a un questionario segnate da 570 studenti di 18 istituti partenopei. «Emerge un quadro inquietante, di una comunità fragile abbandonata a sé stessa», stigmatizza Rosetta Papa, ginecologa e direttrice dell'unità Salute donna all'Asl di Napoli, che descrive «il livello significativo di ignoranza riscontrato sia della efficacia dei metodi contraccettivi, sia del rischio legato alle malattie a trasmissione sessuale. E questo, nonostante il 38 per cento dei maschi e il 18 per cento delle femmine del campione dichiari di avere avuto rapporti completi». Oltre alla disinformazione in materia, aggiunge Cirillo, tra le mamme bambine «incidono gli stupri o la volontà inconscia di avere quella famiglia che non hanno mai avuto».
Dice la preside Rotondo: «A Scampia i figli sono considerati una forma di investimento affettivo, proprio perché si è avuto percorso deviato o difficile, senza riuscire a proseguire negli studi. Campagne di sensibilizzazione sono decisive, ma devono essere finalizzate a cambiare la qualità della vita nel quartiere perché le ragazzine possano sviluppare i loro talenti e non pensare che l'unica forma di affermazione possibile sia diventare madri prima del tempo. Occorre creare cooperative ed educazione al lavoro, promuovere percorsi mirati. La scuola è un riferimento ma non può farcela senza il sostegno delle istituzioni e delle associazioni». Un altro luogo, quello dei consultori familiari, può ritornare centrale per affrontare paure e desideri. «Ma dallo studio dell'Iss risulta che solo il 2 per cento dei giovani intervistati, sia maschi che femmine, c'è stato almeno una volta. Bisogna ripartire da qui», propone Papa. A Napoli il progetto di adozione sociale, dedicato alle ragazze madri e avviato dopo l'indagine-pilota, tuttavia, è sospeso. «Dal 2012 non c'è più un programma generale di intervento», allarga le braccia Cirillo. «Eppure, l'attività ha dimostrato, tra l'altro, che è possibile ridurre drasticamente i casi di abbandono dopo il parto e ottenere un calo veloce dei casi di maltrattamento». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino