Incidente a Rezzato, chi sono i 5 giovani morti: avevano preso in prestito l'auto da un conoscente

Incidente a Rezzato, chi sono i 5 giovani morti: avevano preso in prestito l'auto da un conoscente
Persino i soccorritori, che di incidenti terribili ne hanno visti tanti, sono sconvolti: «Una scena apocalittica», raccontano. I pochi testimoni, sul ciglio della...

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Persino i soccorritori, che di incidenti terribili ne hanno visti tanti, sono sconvolti: «Una scena apocalittica», raccontano. I pochi testimoni, sul ciglio della strada, faticano a guardare: «È la fine del mondo. Sembra sia scoppiata una bomba. L'auto potrebbe essere una Volkswagen, ma è difficile capirlo con sicurezza: è sventrata e disintegrata». Dentro c'erano cinque amici: la più piccola, Irene Sala, aveva 17 anni, il maggiore, Salah Natiq, ne aveva 22 ed era alla guida dell'auto che sabato sera, poco prima delle dieci e mezza, si è schiantata contro un pullman a Rezzato, in provincia di Brescia

I ragazzi stavano andando in città, come facevano spesso. Ma questa volta non sono più tornati a casa. Sulla statale che scende dal lago di Garda l'auto sulla quale viaggiavano ha improvvisamente invaso la corsia opposta, trovandosi di fronte il bus dell'International tour Caldana, senza passeggeri a bordo. Lo schianto è stato devastante. I giovani sono morti sul colpo, il conducente del pullman è rimasto ferito in modo lieve ma ricoverato in ospedale per il profondo shock: «Non ho potuto fare nulla, era impossibile evitare l'impatto con la macchina», ripeteva. Il pullman ha la parte anteriore sfondata, l'unico pezzo ancora riconoscibile dell'auto è il bagagliaio, il motore si è staccato dal cofano ed è volato a una trentina di metri di distanza, atterrando in mezzo alla carreggiata. I vigili del fuoco hanno estratto i corpi degli amici, li hanno avvolti nei teli e allineati uno vicino altro sulla strada. I genitori, accorsi sul luogo dell'incidente, li hanno visti così. Uno strazio per loro, che piangevano e gridavano invocando i loro nomi, ma anche per la comunità della Valle Sabbia in cui vivevano i ragazzi: «Tutti bravi, tranquilli, mai nessun problema. Lavoravano ed erano ben inseriti nella comunità». Irene Sala era la piccola del gruppo, aveva solo 17 anni. Frequentava il liceo artistico a Brescia e ogni mattina, dalla casa in cui abitava con i genitori e la sorella, prendeva l'autobus da Villanuova sul Clisi per andare a scuola. Quest'anno avrebbe compiuto 18 anni, la sua vita è finita di notte su una statale. Ieri mattina nei paesi dei ragazzi le strade erano pressoché deserte. A Vestone, verso l'ora di pranzo, si è formato un capannello nei pressi dell'abitazione di Natiq Salah, 22 anni, il più grande del gruppo: era lui alla guida e aveva chiesto l'auto in prestito a un amico. Con lui sul sedile accanto c'era il cugino Imad Satiq, 19 anni, entrambe le famiglie frequentavano la moschea di Vestone.

Pur essendo il più grande della compagnia a bordo macchina, Natiq in famiglia era il minore di quattro figli, aveva due sorelle sposate e un fratello. Per circa un mese, alla fine dell'anno scorso, ha lavorato in un'azienda di Nozza ed era in attesa di un nuovo incarico. Imad viveva a Nozza con mamma, papà e due sorelle più piccole di lui nell'appartamento dei nonni materni. Per la famiglia di Dennis Guerra la tragedia è una ferita che rinnova il dolore. Dennis aveva 19 anni, viveva a Sabbio Sopra con i genitori, la sorella, il nonno ed era alla ricerca di un posto di lavoro. Quindici anni fa aveva perso il cugino Luca in un incidente automobilistico e per un triste destino aveva la sua stessa età. E poi c'è Imad El Harram, vent'anni, come i due cugini Natiq era di origini marocchine e abitava con la famiglia a Preseglie. «Erano ragazzi come tanti, nati e cresciuti qua. Giovani, volenterosi, si impegnavano - racconta Amin Natiq, cugino di Imad e Salah - Durante tutta la notte molte persone sono venute a consolarci e darci un po' di conforto in questo momento. È dura andare avanti, sarà molto difficile». La Procura di Brescia ha autorizzato la sepoltura e le salme sono state restituite alle famiglie.

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Il Mattino