Emergenza Coronavirus: la paura di varcare la soglia degli ospedali durante la lunga serrata dovuta all’epidemia da Covid 19 e la consegna tra le mura domestiche di milioni...
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Uno scenario a tinte fosche per un sistema sanitario campano che ha retto in maniera esemplare l’onda d’urto della pandemia ma in maggiori difficoltà sul fronte della ripresa delle attività su prenotazione. A Napoli il faro dell’assistenza resta il Cardarelli ma con tutti i limiti imposti per agli affollamenti. Oggi vorrebbe dedicarsi unicamente ai casi gravi rivestendo a pieno titolo il ruolo di hub delle rete 118 condividendo questo peso con l’ospedale del mare che dagli inizi di giugno dovrebbe completare l’assetto come Dea di II livello. Questo però si sposa con la sofferenza di molti ospedali intermedi come il Pellegrini, il San Giovanni Bosco e il San Paolo. «La paura del Covid-19 ha bloccato gli utenti che, nonostante i sintomi non si sono recati in ospedale. La mortalità per infarto è triplicata e i numeri relativi ai ricoveri per per patologie neurologiche fanno riflettere», dicono all’unisono Gioacchino Tedeschi ordinario di Neurologia della Vanvitelli e presidente della Società italiana di Neurologia e Paolo Golino docente di Cardiologia e a capo dell’unità di terapia intensiva coronarica.
In questo quadro il drastico stop è scattato anche al fenomeno della mobilità sanitaria che perdura a causa dei timori del contagio e che però aggrava i fabbisogni di prestazioni. A salvarsi è stata solo l’oncologia: «Gli interventi non si sono mai fermati - avverte Massimo Rinaldi, tra i chirurghi di punta della senologia dell’Istituto tumori Pascale - abbiamo addirittura abbassato le liste di attesa a 20 giorni grazie al lavoro di squadra che si fa nella nostra breast unit guidata, sul fronte medico, da Michele De Laurentiis». Il manager Attilio Bianchi ha addirittura rilanciato con l’avvio degli ambulatori oncologici dell’Ascalesi. L’obiettivo è intercettare una consistente quota delle migliaia di pazienti che ogni anno emigrano fuori regione per le cure oncologiche e che ora, nei due mesi del lockdown, non sono partiti. Ma sul fronte della prevenzione sono quasi 150 mila gli screening oncologici che dovranno essere effettuati per mettersi alla pari con gli anni precedenti che già vedevano la Campania in forte ritardo rispetto alla medica nazionale per questa funzione di prevenzione.
Il Mattino