Caviglia ricostruita in 3D all'ospedale Rizzoli di Bologna: «Venti pazienti in lista per il trapianto»

Ha dovuto fare i conti con una caviglia letteralmente a pezzi, in seguito ai gravissimi traumi riportati dopo un incidente in moto nel 2007, e per oltre dieci anni è stato...

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Ha dovuto fare i conti con una caviglia letteralmente a pezzi, in seguito ai gravissimi traumi riportati dopo un incidente in moto nel 2007, e per oltre dieci anni è stato considerato inoperabile. Oggi è tornato perfettamente a camminare grazie a un intervento realizzato per la prima volta al mondo in Italia. Un'equipe dell'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna ha restituito a un uomo di 57 anni l'uso pieno della caviglia ricostruendola completamente con una protesi su misura ottenuta da stampa 3D. L'intervento è avvenuto il 9 ottobre scorso. 


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Quella messa a punto al Rizzoli è una tecnica innovativa di personalizzazione dell'intera procedura di sostituzione protesica della caviglia: a partire dall'anatomia del paziente è stato infatti costruito un impianto su misura in stampa 3D della caviglia. Un lavoro frutto dello sforzo congiunto di chirurghi ortopedici e ingegneri del Rizzoli e dell'Università di Bologna. «Qui abbiamo la possibilità di fare lavorare insieme i nostri professionisti - ha spiegato Mario Cavalli, direttore generale dell'Istituto Ortopedico Rizzoli - per raggiungere risultati come questo. Dal momento che i traumi sono unici e le condizioni che presentano i pazienti sono tutte diverse, è necessario proseguire nel percorso verso una personalizzazione delle protesi da impiantare quando non esiste la possibilità di trattamento con quelle standard». 
 
L'equipe medica è stata guidata dal professor Cesare Faldini, direttore della Clinica Ortopedica 1. «L'intervento - ha spiegato - è durato circa un'ora. Siamo partiti da uno dei casi più gravi, una persona che non sarebbe più stata in grado di camminare senza una calzatura ortopedica o un plantare. Oggi in lista di attesa abbiamo une ventina di pazienti che stimiamo di potere operare nel 2020. Il secondo intervento di questo tipo sarà entro gennaio». La procedura si è svolta in due tempi: in primo luogo è stato ricavato un modello tridimensionale della gamba e del piede del paziente, tramite software e procedure sviluppati al Laboratorio di Analisi del Movimento del Rizzoli dal gruppo di ricerca dell'ingegner Alberto Leardini.


Chirurghi ortopedici e ingegneri biomedici hanno quindi simulato l'intervento al computer, lavorando su forma e dimensione di ogni componente protesica per venire incontro alle caratteristiche anatomiche specifiche del paziente, fino a trovare la combinazione ottimale di astragalo e tibia, le due ossa che compongono la caviglia. Una volta stabilita la geometria della protesi e il suo posizionamento, è stato prodotto un corrispondente modello osseo e protesico in stampa 3D in materiale plastico, per le prove manuali. Solo in un secondo momento è stata realizzata la protesi vera e propria per l'impianto finale in una lega di Cromo-Cobalto-Molibdeno. Il paziente, in ottobre, è stato ricoverato e ha subito l'intervento per l'impianto. Sfida finale, ma decisiva, il percorso di riabilitazione svolto dal 57enne con il team dell'Unità di Medicina Fisica e Riabilitativa del Rizzoli, diretta dalla professoressa Maria Grazia Benedetti. «In quattro settimane dall'operazione - ha spiegato ancora Faldini - il paziente ha potuto rimettersi in piedi: non ha caricato subito la caviglia, ma ha seguito uno specifico schema riabilitativo che gli ha permesso di tornare a camminare normalmente».​
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Il Mattino