«Sono stata contattata dalla mamma di Charlie Gard. È una signora molto determinata e molto decisa, che non vuole cedere di fronte a nulla. Ci ha chiesto di provare a verificare...
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«L'ospedale ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un'ulteriore nota triste», ha detto Enoc, «Quando ci ha chiamati la mamma l'abbiamo ascoltata con molta attenzione». «Non so se sarà possibile trovare una cura», «i nostri scienziati approfondiranno il tema e poi paleranno direttamente con la famiglia». La mamma di Charlie è «determinatissima a combattere fino all'ultimo».
«Nella vita ci sono zone grigie. In questo caso è molto difficile dire se c'è accanimento terapeutico o no», ha risposto Enoc alla richiesta di una valutazione dal punto di vista etico sulla vicenda, «Su questa zona grigia mi astengo dal giudizio e faccio la sola cosa che posso fare, ovvero dire che possiamo accogliere la famiglia e accompagnarla così come ci ha chiesto il Papa».
«Il nostro ambasciatore ha già parlato con il management del Great Ormond Street Hospital e la risposta è stata che hanno le mani legate da due sentenze che devono rispettare. Domani ho un colloquio telefonico con il mio omologo Boris Johnson e ne parlerò con lui», ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano.
Il segretario di Stato Vaticano, il card. Pietro Parolin, ha detto che la Santa Sede farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie al Bambino Gesù: «Superare questi problemi? Se possiamo farlo lo faremo», ha detto Parolin riferendosi agli ostacoli di tipo giuridico legati alla legislazione inglese. «Il Bambin Gesù - ha aggiunto - è competente per la parte medica».
Oltre all'ospedale romano, che ieri aveva dichiarato di essere disponibile ad accogliere il piccolo, anche un ospedale americano si è fatto avanti per sottoporre gratuitamente ad una terapia il piccolo Charlie. A darne notizia è il tabloid britannico Sun, che non rivela comunque il nome della struttura. L'offerta è arrivata dopo l'appello lanciato ieri dal presidente americano Donald Trump per aiutare i genitori del piccolo ricoverato a Londra, che si oppongono alla decisione dei medici britannici di staccargli la spina. Nella loro campagna per tentare di salvare il figlio i familiari avevano raccolto 1,3 milioni di sterline che volevano utilizzare proprio per portare Charlie negli Usa e sottoporlo a una terapia sperimentale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino