Quella di domenica è stata una notte insonne per Roberto Fico. Accompagnata dallo stesso interrogativo che aveva tenuto banco fino al tardo pomeriggio di ieri: missione...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La strada che si prospetta davanti all'esploratore, è irta e ricca di insidie. E suscita umori contrapposti. Da una parte il Pd renziano già chiuso a testuggine su un possibile accordo, dall'altra i vertici del Movimento che temono viceversa nella riuscita dell'impresa. «Se il Pd ponesse il veto su Di Maio e aprisse a Fico premier, per noi sarebbero guai seri», raccontano fonti interne a Cinque Stelle. Il sentiero è stretto. Ma il presidente della Camera proverà ugualmente a sminarlo all'insegna del dialogo. «Nell'indicare come base del confronto i programmi, Roberto ha lanciato un chiaro segnale a tutti: continuare a insistere su nomi e premiership, come hanno fatto finora Di Maio e Salvini, non porta da nessuna parte». «Roberto spiega un parlamentare pentastellato ha ribadito un principio storico dei Cinque Stelle: il vero candidato del Movimento è il programma. Ed è su questo, non sui nomi, che dovremo confrontarci nella speranza di trovare uno spiraglio per palazzo Chigi».
Incassato il mandato del Quirinale, Roberto Fico non ha perso tempo. E ha subito preso contatti con quell'area dem, che da Franceschini a Orlando, da Rosato a Martina, è parsa tra molti distinguo più possibilista di fronte all'idea di sedere al tavolo. Programma alla mano, il presidente della Camera tenterà di imbastire nelle prossime 48 ore una trattativa. Ma per ammorbidire la resistenza dem un'ipotesi sulla quale sta provando a mediare anche Luca Lotti - Fico potrebbe prendere in considerazione un approccio più soft come quello proposto dalla prodiana Sandra Zampa: un governo monocolore dei Cinque Stelle, con l'appoggio esterno del Partito democratico. «È l'ipotesi più credibile in questo momento», commentano dall'ala ortodossa. Trovato il metodo, resterebbe tuttavia il merito. Chi a palazzo Chigi, se mai l'esplorazione di Fico portasse a un'insperata scoperta di disponibilità? Qui la faccenda si complicherebbe un bel po'. Qualunque intesa arrivasse, avrebbe come postilla il passo indietro di Luigi Di Maio: per il Pd sarebbe una condizione imprescindibile. E se viceversa arrivasse l'apertura al presidente della Camera, questi non avrebbe facoltà di decidere in autonomia: si limiterebbe a riferire la richiesta ai vertici del Movimento. Sarebbe possibile a quel punto che arrivasse il nulla osta per palazzo Chigi?
Alquanto improbabile, a giudicare dalla linea tenuta finora dall'inner circle pentastellato. Che ha ribadito fino allo sfinimento che «il candidato premier del Movimento è Luigi Di Maio, votato da 11 milioni di persone». Per poi chiudere pubblicamente al presidente della Camera, per bocca di Danilo Toninelli, con parole che sono arrivate come una scudisciata: «No a Fico premier». «Il vero candidato del Movimento è il programma», si limitano a ribadire gli ortodossi. La sensazione è, che a meno di un nuovo ribaltone della falange penta-leghista, la strada dell'esploratore porti diritta a un governo del presidente. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino