Un giro di certificati di negatività al Covid 19 contraffatti. C'è anche questo dietro all'alto numero di contagi registrati tra i passeggeri a bordo dei...
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«Conosco molti residenti in Italia che ora si trovano in Bangladesh e che stanno provando disperatamente a tornare» racconta mentre la voce si fa via via più forte. «Se uno sente di stare male, se sente di essere contagiato, cerca di fuggire per provare a salvarsi la vita in un Paese in cui l'assistenza sanitaria funziona». Una corsa contro il tempo. «Stanno sbagliando senza dubbio - dice - ma da una parte c'è il lavoro e la vita, dall'altro c'è il pericolo di morire per una sanità che non esiste». Come se non bastasse spesso sono gli stessi centri Covid autorizzati dal Governo locale a truffare i cittadini. La situazione appare fuori controllo. Lunedì ad esempio le autorità di Dacca hanno scoperto che l'istituto sanitario Regent, con filiali nei sobborghi di Uttara e Mirpur della Capitale, ha raccolto oltre 10.000 campioni ma ne ha analizzati solo 4.200. Ciò non toglie che a tutti e diecimila i richiedenti, dietro il pagamento del test, sia stato consegnato un certificato di negatività al Covid 19 che è il passepartout per volare fuori dal Paese. Il risultato è che gli aerei in partenza dal Bangladesh rischiano di trasformarsi in bombe virali. Ad esempio tra i passeggeri a bordo del volo speciale Dacca-Roma sono già stati riscontrati 36 tamponi positivi ai test effettuati. Alcuni avevano evidenti alterazioni della temperatura che testimoniano come i controlli delle autorità bengalesi siano stati inefficaci.
La situazione rischia di diventare esplosiva, il Paese confina con l'India, terza al mondo per contagi. Quando alla metà di giugno in Cina è riesploso il timore per il Coronavirus, segnando un record per il periodo con 56 casi, ben 17 dei positivi si trovavano a bordo di un volo operato tra Dacca e Guangzhou. Negli stessi giorni altre decine di bengalesi volati in Giappone ed in Corea del Sud con un certificato di negatività, si sono rivelati positivi quando sottoposti a tampone dalle autorità locali. «Questo ha creato un'impressione negativa per l'accoglienza dei cittadini del Bangladesh» aveva detto allora Abdul Momen, ministro degli Esteri dell'attuale governo di Dacca. «Siamo molto preoccupati - aveva aggiunto - Non sappiamo se le organizzazioni che hanno rilasciato i certificati siano istituzioni riconosciute o questi passeggeri li abbiano acquistati falsi per garantirsi il viaggio». Il paradosso è che a marzo molti immigrati del Bangladesh erano fuggiti dal nostro Paese e tornati a casa, perché spaventati dall'andamento dell'epidemia. Ora stanno tentando disperatamente di rientrare in Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino