«Le persone ormai muoiono a grappoli, piangiamo troppe vittime: è un fallimento. Questo perché già 20 giorni la Lombardia avrebbe dovuto cercare gli...
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Il dottor Crisanti, intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato: «Non c'è stata alcuna sorveglianza epidemiologica, questo è un fallimento della classe dirigente del paese. Avevamo esempi da seguire, come il Giappone, la Corea del Sud e Taiwan: in quei paesi hanno messo tutte le risorse possibili sui primi focolai. Invece da noi, fino a pochi giorni fa, c'erano industrie attive con migliaia di dipendenti al lavoro, intenti a produrre beni peraltro non necessari: penso soprattutto al cuore industriale di Bergamo. Abbiamo voluto difendere il paese dei balocchi e l'economia anche di fronte alla morte».
Andrea Crisanti è anche uno dei consulenti del presidente del Veneto, Luca Zaia. Ed è stato proprio lui a suggerire di fronteggiare il coronavirus ricorrendo ai tamponi anche per gli asintomatici: i numeri virtuosi del Veneto, rispetto a regioni limitrofe come Lombardia ed Emilia-Romagna, dimostrano che quella scelta doveva essere praticata in tutte le aree dei focolai. Il virologo lancia poi un allarme, con una stima che fa preoccupare: «Gli unici dati certi sono quelli dei decessi, ed è da lì che bisogna partire per sapere quanti sono realmente i contagiati. Le singole regioni, come la Lombardia, e la Protezione Civile ci mostrano i numeri dei morti e i casi emersi, sono due misure che non hanno molto senso. Non capisco come sia stato possibile sottovalutare le dimensioni di questa emergenza. Altro che 60mila contagiati, in Italia ce ne saranno almeno 450mila, di cui 250mila sono in Lombardia. Non esiste un ceppo lombardo ed uno veneto del virus, esistono modi diversi di affrontare l'emergenza e di monitorare i contagi. Finalmente anche la Lombardia l'ha capito, ma con almeno 20 giorni di ritardo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino