Si guarisce davvero dal Covid? Ecco le risposte. Due anni di ticket gratis per le analisi

Si guarisce davvero dal Covid? Ecco le risposte. Due anni di ticket gratis per le analisi
Il Coronavirus può lasciare - soprattutto nei pazienti che lo hanno contratto in forma grave ma anche in chi lo ha subito con una sintomatologia più lieve –...

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Il Coronavirus può lasciare - soprattutto nei pazienti che lo hanno contratto in forma grave ma anche in chi lo ha subito con una sintomatologia più lieve – conseguenze più o meno significative anche dopo la guarigione. Al punto che il governo prevede cure gratuite per due anni ai pazienti che hanno conosciuto il Covid nella forma più grave, e che sono stati ospedalizzati, e un monitoraggio ad hoc. Al piano da 50 milioni di euro sta lavorando il ministro della Salute, Roberto Speranza, in vista del decreto Sostegni bis. In pratica tutti i pazienti colpiti da forma grave di Covid-19, dimessi da un ricovero ospedaliero e giudicati guariti, potranno usufruire per due anni, a titolo gratuito e con la totale esenzione del ticket, delle prestazioni diagnostiche e specialistiche ambulatoriali del Ssn. A distanza di oltre un anno dai primi casi di infezione da Sars-Cov-2, clinici e ricercatori iniziano ad avere le idee più chiare su un capitolo della medicina tuttavia ancora da scrivere. Con l’aiuto di Alessandro Sanduzzi Zamparelli, professore presso la cattedra di Malattie respiratorie dell’Università Federico II che coordina il centro di riferimento regionale (di recente istituzione) per la cura delle conseguenze del Covid-19, proviamo a descrivere quali sono le principali conseguenze della malattia dopo la guarigione. «La finalità della nostra ricerca - spiega Sanduzzi Zamparelli - è seguire i pazienti Covid dopo la guarigione raccogliendo i dati degli ambulatori attivati in tutti gli ospedali campani. L’obiettivo è approfondire le conseguenze della malattia per accendere i fari su una patologia ancora in parte misteriosa mirando anche a un precoce screening sulle possibili conseguenze dell’infezione».


Quali gli organi da controllare? 
Il virus non aggredisce solo i polmoni ma danneggia anche i piccoli vasi sanguigni attraverso un’infiammazione che dà luogo a piccole trombosi, ossia coaguli che si ritrovano in vari altri organi come rene, pancreas, cervello, cuore, intestino. Ciò conduce in alcuni casi a un’insufficienza di tali organi che va diagnosticata e individuata precocemente.


Le conseguenze si hanno solo per i casi gravi?
Recentemente una pubblicazione della Rockfeller University riporta l’individuazione dei pazienti “long-haulers”, cioè persone che dopo un’infezione iniziale spesso moderata e curata a domicilio, non riescono a guarire e per lungo tempo non respirano adeguatamente a causa della fibrosi polmonare dovuta a vere e proprie cicatrici nel tessuto respiratorio. I pazienti presentano una serie di altri sintomi come costanti dolori al petto e al cuore, sintomi intestinali, mal di testa, incapacità a concentrarsi, perdita di memoria, tachicardia anche al solo passaggio da sdraiati a seduti. Riferita anche debolezza neuromuscolare, fatica, mancanza di respiro soprattutto sotto sforzo, tosse. Altre alterazioni vanno dalla riduzione dell’olfatto e del gusto e disturbi del sonno. 


C’è il rischio di ammalarsi di altre patologie ? 
È documentato un modesto aumento delle probabilità che un malato guarito da una forma critica di Covid-19 subisca un aumento del rischio di attacchi ischemici transitori, ictus, trombosi e infarto. Questi rischi possono essere maggiori nell’immediata fase post guarigione e scemare nel corso del tempo. 
 

Quali i sintomi?
I dati indicano che tra 1/5 e 1/10 dei pazienti soffrono di sintomi che durano più di un mese, mentre in un paziente su 45 (2,2%) ha sintomi che perdurano sopo la guarigione per più di 3 mesi. Attualmente nel mondo sono segnalate circa 4 milioni di persone con sequele croniche della malattia e sono colpiti sia pazienti che hanno avuto una infezione grave sia lieve o moderata. A 5-6 mesi dalla dimissione dall’ospedale la più frequente sintomatologia riferita è astenia, affaticabilità, dolori diffusi, dispnea inspiratoria a riposo, senso di costrizione toracica, alterazione del sonno, ansia e paura. Il 90% della sintomatologia è legata a problema ansioso e a stress ma il 10 per cento è da ricondurre a un danno d’organo. Quello che già si sta osservando negli ambulatori attivi sul follow-up dei pazienti è anche un aumento dei casi di sindrome dell’intestino irritabile. 


Come ci si cura? 
La riabilitazione è fondamentale per il potenziamento delle parti sane dei tessuti. In alcune situazioni può essere utile l’uso di alcuni tipi di antinfiammatori oltre che l’eliminazione di altri fattori di rischio come il fumo, l’assunzione di alcol, la sedentarietà, il sovrappeso. La vitamina C e altri antiossidanti naturali presenti in alcuni cibi e integratori da assumere sempre sotto il consiglio del medico possono essere utili per la ripresa. In alcune situazioni cliniche possono essere utili anche alcuni tipi di antinfiammatori da impiegare per tenere a bada il profilo reattivo che l’organismo conserva anche dopo aver sconfitto il virus. 


È possibile una malattia autoimmunitaria? 
È stato descritto in clinica ma non ancora provato, un aumento dell’incidenza di alcune patologie causate dalla formazione di anticorpi che colpiscono strutture proprie dell’organismo. Ad esempio il diabete di tipo 1 causato appunto da anticorpi anomali che colpiscono l’insulina e il pancreas endocrino. 
 

E alterazioni neurologiche?


In molti casi la sindrome post Covid è caratterizzata da un’alterazione dello stato psichico (ansia, depressione, smemoratezza, spaesamento). E sull’apparato cardiovascolare quali conseguenze? Esiste una relazione importante tra le malattie cardiovascolari e il Covid sia perché le malattie cardiovascolari preesistenti si aggravano sia perché possono apparire dopo l’infezione influenzando la storia clinica del paziente. I danni al cuore accusati durante l’infezione da Covid possono determinare delle sequele importanti non solo in termini di scompenso ma anche per lo sviluppo di una ipertensione polmonare cronica, malattia che peggiora anche drasticamente la qualità di vita. 

 

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Il Mattino