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L'Europa si prepara a vivere il secondo inverno in pandemia tra ritorno al lockdown, record di infezioni e divergenze marcate nella copertura vaccinale. Nonostante la vasta disponibilità di vaccini, l'Europa è l'unica regione al mondo dove si registra un'impennata di nuovi casi di Covid, a detta dell'Oms. Il numero di nuove infezioni sale in alcune nazioni dell'Europa occidentale, ma grazie ai vaccini, i contagi non si traducono in altrettanti casi di ospedalizzazioni e in nuovi decessi. I dati relativi alle ospedalizzazioni e alle morti risultano bassi paragonati a quelli, molto più preoccupanti, registrati invece nell'Europa orientale. Ciò che accomuna le due Europe sono le cifre record dovute all'alleggerimento delle restrizioni, le maggiori occasioni di ritrovo al chiuso spinte dall'abbassamento della temperatura e, naturalmente, la diffusione della variante Delta, mancante un anno fa e ora la più comune. Lo ha spiegato con chiarezza il dottor Peter Drobac, dell'Università di Oxford, all'emittente Cnn. Ma la differenza tra Europa dell'est e dell'ovest la fanno ancora una volta i vaccini e le misure di contenimento del virus. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell'Oms, domenica scorsa ha denunciato la generale cattiva gestione dell'emergenza sanitaria. «La pandemia finirà quando il mondo deciderà di farla terminare. È tutto nelle nostre mani, abbiamo gli strumenti pubblici adeguati ed efficaci, come, del resto, quelli sanitari», ha affermato durante il vertice mondiale della salute che si è svolto in Germania. Eppure, anche davanti a 40mila nuove infezioni al giorno, il governo del Regno Unito ancora resiste alle pressioni della comunità scientifica e alle richieste di introdurre nuovamente le restrizioni abolite lo scorso luglio, ad esempio, le mascherine obbligatorie e il lavoro a distanza. Il governo britannico ha raccomandato l'uso delle mascherine nei soli luoghi pubblici dove è maggiore la possibilità di contagio, come i mezzi di trasporto.
Ma è la Romania adesso l'epicentro della crisi sanitaria. Appena il 35% della popolazione rumena adulta è completamente vaccinata, contro il 74% della media europea. Le scene sono simili a quelle viste negli altri Paesi prima dell'arrivo dei vaccini: le ambulanze in coda davanti ai pronto soccorso, ospedali al collasso, medici esasperati ed esausti. Molti dei malati sono non vaccinati e alcuni muoiono mentre aspettano di essere ricoverati. Vista la situazione, la Romania ha annunciato nuove misure restrittive: chiusura delle scuole per due settimane, obbligo di mascherina nei luoghi pubblici e coprifuoco notturno anche per i vaccinati. La Lettonia, a partire dal 28 ottobre e fino al 15 novembre, andrà in lockdown: i negozi non essenziali resteranno chiusi e il coprifuoco sarà in vigore dalle 20 alle 5 del mattino. Anche in Bulgaria segnalate difficoltà nella gestione dei ricoveri.
«In Belgio la quarta ondata è già iniziata», ha affermato invece il ministro federale della sanità Frank Vandenbroucke.
In Germania il 24 ottobre i nuovi contagi sono stati oltre 11mila e, secondo l'istituto Robert Koch, il Paese potrebbe assistere a una nuova ondata di Covid per il resto dell'autunno e nel corso della stagione invernale. Per questo motivo si sta valutando l'ipotesi di estendere lo stato di emergenza nazionale oltre il limite fissato al 25 novembre. Ma per questo serve che il Parlamento voti la misura, osteggiata da diversi funzionari pubblici alla sanità. Il ministro della salute tedesco, Jens Spahn, si è detto favorevole a mantenere la scadenza al 25 novembre e di voler lasciar decidere agli Stati quali misure eventualmente implementare.
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