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L'epidemia di Covid durerà ancora un anno e mezzo circa. A dirlo è il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro durante un forum organizzato dall'Ansa. Quello causato dalla pandemia «è uno stress che non è stato puntiforme, come un terremoto o un'alluvione, è uno stress che si prolunga per oltre un anno e ci accompagnerà per un anno e mezzo circa, e stiamo mettendo in atto strategie di adattamento che lasceranno il segno in futuro, alcune probabilmente in maniera permanente».
«Quello che abbiamo imparato - ha spiegato Brusaferro - è che la prevenzione è il momento cruciale del sistema: una volta questo concetto veniva più declinato come visione ma non si facevano investimenti specifici, oggi è molto chiaro che il concetto di prevenzione è fondamentale, se non investiamo su questo livello il rischio è elevato. La prevenzione ha il vantaggio di evitare a priori che determinati scenari si manifestino, ha lo svantaggio che quando funziona molto bene non si vede, e questo è un elemento critico che da sempre la caratterizza. Oggi questo è percepito da parte di tutti, come è percepito che investire su salute e benessere è un modo per garantire la ricchezza dei nostri paesi e delle nostre comunità».
La sanità del futuro, ha spiegato Brusaferro, vedrà insieme tecnologie e relazioni sociali. «Sappiamo che possiamo vivere bene anche con disabilità o quando diventiamo anziani grazie a un insieme di tecnologie e relazioni che ci aiutano a recuperare quel margine di autosufficienza che perdiamo.
Brusaferro: dall'epidemia spinta alla tecnologia
Dalla pandemia di Covid-19 sta arrivando una forte spinta alla tecnologia, che però va messa a sistema, ha proseguito il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). «Questa pandemia è uno stress test che ha messo in evidenza le criticità dei nostri sistemi, nazionali e internazionali, e la nostra capacità di reazione. Credo che il messaggio che stiamo valutando con forza, sia rispetto agli aspetti di intelligenza artificiale che rispetto alla gestione dei sistemi informativi, è la grande capacità, che è avvenuta in brevissimo lasso di tempo, di migrare, di far decollare sistemi di comunicazione da remoto in molti ambiti e farli diventare in molte situazioni quasi una prassi. Ovviamente questo è un elemento molto importante e che merita anche un approfondimento rispetto agli impatti, dal telelavoro alla didattica a distanza».
«Accanto a questo ci sono una serie di sperimentazioni che stanno avvenendo più a livello locale legate alla telemedicina o ad altri monitoraggi per garantire l'assistenza. Il punto è portare a sistema tutte queste esperienze, è la sfida che ci aspetta, temo che il fatto che l'epidemia si stia dilungando e durerà ancora per mesi ci dà la grande opportunità di spingere moltissimo su questa evoluzione».
Secondo Brusaferro, l'impatto va studiato dal punto di vista 'socio-tecnico'. «Quando introduciamo nuove tecnologie in realtà non è solo un problema tecnologico, cambiamo anche il nostro modo di relazionarci e di pensare. Un'importante riflessione è pensarli da un punto di vista sociotecnico, in cui la tecnologia si sposa con cambiamenti sociali e comportamentali. Grazie a questi strumenti potremo migliorare salute e benessere, ma questi due elementi sono tra loro estremamente importanti».
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