Dopo Stefano Fassina arrivano le seconde dimissioni a sinistra nel Pd dell'era Renzi in polemica con il neosegretario e la sua gestione del partito. Gianni Cuperlo lascia la...
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No alla scissione. Cuperlo assicura: nessuna scissione, «ho fatto un atto d'amore nei confronti del Pd che resta il mio partito e al quale voglio dedicarmi con amore». «Escludo la scissione», dice anche Fassina, «noi vogliamo dare un contributo affinché il Pd sia più forte e faccia meglio». Ma la quasi-scissione interna alla mozione è nei fatti, non nascosta dagli stessi esponenti dell'area, con bersaniani e dalemiani durissimi con Renzi da una parte e Giovani Turchi più dialoganti con il segretario sin dal giorno dopo le primarie dell'8 dicembre.
La legge elettorale. Una divisione che appare chiara anche nel dibattito sulla legge elettorale. Con il bersaniano di ferro Alfredo D'Attorre pronto a presentare emendamenti contro le liste bloccate una volta che la riforma della legge elettorale sarà in discussione e il 'turcò Matteo Orfini che si dice contrario a emendamenti «di corrente» puntualizzando che non voterà proposte di modifica che non siano la linea «uscita dal partito». Insomma la tensione c'è anche all'interno della corrente e sulla riforma del sistema di voto le diverse posizioni sono emerse anche nella riunione fiume di oggi dei deputati di area nella quale Cuperlo ha annunciato le proprie dimissioni. Una scelta che il principale competitor di Renzi alle primarie ha fatto sapere di essere irrevocabile («quando ci si dimette ci si dimette») ma che apre anche i giochi sulla futura presidenza.
Il nuovo presidente. C'è tempo perché il nuovo presidente va votato in Assemblea e, per ora, non ce ne sono in previsione.
Il Mattino