Dazi, accordo vicino fra Usa e Cina ma ci sono ancora nodi da sciogliere

Donald Trump
NEW YORK – Il sesto round di negoziati fra Cina e Usa per la soluzione della guerra commerciale “sta andando bene”, e se continua così entro quattro...

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NEW YORK – Il sesto round di negoziati fra Cina e Usa per la soluzione della guerra commerciale “sta andando bene”, e se continua così entro quattro settimane ci potrebbe essere un “accordo grandioso”. E’ Donald Trump stesso a dirlo, avendo accanto alla Casa Bianca il vicepremier cinese Liu He, ospite nello Studio Ovale per la terza volta dall’inizio dell’anno. L’appuntamento tuttavia non si è concluso con la comunicazione della data di un summit fra Trump e il presidente Xi Jinping, come molti si aspettavano, e questo ha dato il segno di quanto lavoro ancora ci sia da fare: “L’ultimo chilometro è il più difficile” ha spiegato il rappresentante commerciale Usa Robert Lighthizer.


Per la seconda volta in meno di un mese, dunque, l’appuntamento fra Trump e Xi viene rimandato: “Ci sarà un summit solo se ci sarà un accordo” precisa lo stesso Trump. E’ evidente che dopo il fallimento del summit con il dittatore nord-coreano Kim Jong-un, Trump vuole evitare altri possibili buchi nell’acqua. Ma a sentire le fonti vicine ai negoziati sembrava che la Cina avesse concesso molto di quello che gli Usa chiedevano, ad esempio una maggior protezione della proprietà intellettuale e il progressivo abbandono della pratica del trasferimento forzato del know how tecnologico per le aziende Usa che vogliano lavorare in Cina. Fonti di alto livello avevano rivelato ai quotidiani finanziari negli ultimi giorni che il 90 per cento dell’accordo era stato risolto. Ma evidentemente quel 10 per cento che rimane non va preso alla leggera: “Ci sono temi importanti ancora da risolvere” ammette Lighthizer.

Si deve infatti trovare una comune intesa sul meccanismo di attuazione dell'accordo. Donald Trump vorrebbe che si mantenessero le tariffe del 10 per cento imposte l’anno scorso su merci cinesi del valore di 250 miliardi di dollari, e si vadano abolendo solo progressivamente, man mano che la Cina dimostrerà di rispettare i vari punti dell’accordo. La Cina vuole invece l’immediata cancellazione dei dazi Usa e si impegna ad abolire contemporaneamente quelli che aveva imposto per rivalsa.

Il Wall Street Journal ha rivelato che il rappresentante del commercio Lighthizer spinge anche per un impegno di “non rivalsa” da parte di Pechino. Tutti e due i Paesi avrebbero cioé diritto di negoziare se ci fossero violazioni dell’accordo, ma se i negoziati fallissero gli Usa avrebbero l’esclusivo diritto di imporre nuovi dazi sui prodotti cinesi senza che la Cina abbia il permesso di rispondere con “misure di rivalsa”. Lighthizer sarebbe convinto che se Pechino accettasse queste condizioni, Trump sarebbe pronto ad abolire subito le tariffe.


Quelle tariffe dovevano salire al 25 per cento il primo gennaio, ma Trump e Xi si sono incontrati a margine del G20 di Buenos Aires a fine novembre e hanno deciso di tentare un nuovo giro di negoziati per vedere di risolvere il contenzioso ed evitare un aggravarsi della guerra doganale. Ci sono stati sei incontri ai massimi livelli, incluso quello di questi giorni a Washington, fra la squadra cinese e quella Usa.

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Il Mattino