Calo delle nascite, Elena Bonetti: «Bisogna ridare speranza al Paese, ora acceleriamo con il Family Act»

Elena Bonetti: «Bisogna ridare speranza al Paese, ora acceleriamo con il Family Act»
Un Paese migliore grazie all'assegno unico e al Family Act. Ne è sicura Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, che ieri ha preso parte...

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Un Paese migliore grazie all'assegno unico e al Family Act. Ne è sicura Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, che ieri ha preso parte alla prima giornata di lavori degli Stati della natalità all'Auditorium Conciliazione di Roma. Family Act che «porterà effetti sul medio e lungo termine» sulla ripresa delle nascite, definito «la prima riforma integrata delle politiche familiari che decide di investire nelle famiglie e aprire una prospettiva di futuro». E che, da ieri, è legge.


Ministra Bonetti, basta il Family Act per ridare fiducia a un Paese che non fa più figli?
«È un impegno che avevamo annunciato un anno fa. Abbiamo detto che avremmo realizzato delle politiche che restituiscano alle famiglie prospettiva, stabilità economica».


La norma è entrata in vigore proprio ieri...
«Sì. Abbiamo scelto di sostenere le famiglie come valore sociale. È una visione che abbiamo reso concreta, a partire dall'assegno unico universale. E ora, finalmente, c'è una riforma delle politiche familiari che non solo si prende un impegno, ma realizza la possibilità per le donne e gli uomini di poter essere liberi di investire in progetti di vita che comprendono la scelta di avere dei figli».


Quando vedremo gli effetti di quella che Lei definisce la «prima riforma integrata»?
«La sfida ora è rendere il Family Act esecutivo, come ha chiesto ieri il Presidente Mattarella. È vero, abbiamo poco tempo perché la legislatura sta finendo. Ecco, entro quel termine dovranno essere pronti i decreti attuativi».


Decreti attuativi, come in tema di rapporto di lavoro, senza i quali il Family Act rischia di rimanere una scatola vuota...
«Per questo dobbiamo fare presto, abbiamo quasi un anno di tempo».


Serve un commissario alla natalità o un ministero con portafoglio per dare maggiore impulso a queste politiche?
«Il dato delle nascite attuali è devastante perché dipinge un'Italia che non ha speranza davanti a sé. Va reso strutturale l'impegno di politiche e di risorse che il presidente Draghi con questo governo ha messo in campo».


Le politiche familiari sono prioritarie nell'agenda del governo Draghi?
«Lo sono, perché per scegliere di investire nel futuro bisogna avere la speranza ed è per questo che nel momento più drammatico che abbiamo vissuto abbiamo deciso e investito su una nuova visione delle politiche della famiglia dentro le quali i figli, i ragazzi e le ragazze sono il centro dell'azione del governo per fare in modo che i giovani possano scegliere di avere una vita autonoma prima dei 40 anni».


Con quali fondi?
«Sono 20 i miliardi di euro all'anno stanziati per il solo assegno nel Family Act, 4,6 miliardi per gli asili nido inseriti nel Pnrr. Il Family Act è una misura strutturale, e va oltre il 2026».


Congedi e permessi nel Family Act, e poi conciliazione vita-lavoro e il tema della maternità. Cosa ne pensa delle parole della stilista Franchi che ai vertici assume «solo donne anta»?
«Ecco, il Family Act attiva proprio il contrario di quanto descritto da Elisabetta Franchi sul lavoro femminile, mettendo le donne nella condizione di poter investire nella carriera raggiungendo ruoli di leadership, senza dover rinunciare alla maternità. Non mi arrendo alla discriminazione che quelle parole disegnavano nei confronti delle donne».


Oltre alle discriminazioni sul lavoro, molestie e violenze. Come valuta quanto accaduto all'adunata degli Alpini a Rimini?
«Come un fatto gravissimo. Il problema non è l'adunata, è che nell'adunata è accaduto qualcosa di grave e lesivo della dignità delle donne».


Comportamenti che vanno denunciati: serve un cambio di passo sul tema?


«Sì, è importante che le donne abbiano il coraggio di denunciare. Troppe donne sono state lasciate sole. Serve non solo un cambio di passo ma anche un cambio di comportamento e di linguaggio».
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Il Mattino