Oggi il governo non discuterà, né tantomeno approverà, il Documento di economia e finanza (Def) e non lo farà neppure nelle prossime settimane. In...
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Proprio per questo, a palazzo Chigi fanno sapere che sono in corso contatti con i presidenti delle Camere e i leader dei principali partiti, durante i quali il premier Gentiloni ha ipotizzato un rinvio di due o tre settimane nella presentazione del Def. «Qualora si andasse verso la formazione di un nuovo esecutivo», aggiungono le stesse fonti, «sarebbe più logico che a presentare il Def fosse il nuovo governo. Se la crisi si protraesse oltre, Gentiloni presenterebbe un Def a politiche invariate». Senza nessuna previsione programmatica. E senza alcun impegno di correzione dei conti o di sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva. Gentiloni è arrivato a questa decisione dopo che, insieme al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ha sondato la Commissione europea. A Bruxelles non hanno chiuso la porta, ben consapevoli delle difficoltà post-elettorali in Italia: «La possibilità di un rinvio limitato nel tempo», fanno notare ancora a palazzo Chigi, «è stata considerata dalla Commissione anche sulla base di analoghi precedenti di coincidenza tra la scadenza del Def e cambiamenti di governo in singoli Paesi membri dell'Unione». E del resto la scadenza per la presentazione a Bruxelles non è il 10 aprile, ma il 30 del mese. Il problema è che la trattativa per la formazione del nuovo esecutivo è tutt'altro che in discesa.
Il Tesoro, insomma, vorrebbe tenere al minimo i motori. Il quadro tendenziale è sostanzialmente pronto, e potrebbe riservare anche qualche sorpresa positiva dal lato della crescita. Anche la decisione di Eurostat di ricalcolare il costo dei salvataggi bancari, che ha fatto salire il deficit al 2,3% dal precedente 1,9%, non cambierebbe di molto le carte in tavola. Anche perché gli interventi per la Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono considerati dall'Europa una tantum e, dunque, non dovrebbero incidere sul deficit strutturale, quello preso invece in considerazione da Bruxelles. Il punto, anche politico, fondamentale, è la cancellazione delle clausole Iva. Per farlo bisognerà trovare 12,5 miliardi di euro nella manovra finanziaria di dicembre. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino