Eletto ancora un uomo alla segreteria della Fao, la candidata francese non ce l'ha fatta

Eletto ancora un uomo alla segreteria della Fao, la candidata francese non ce l'ha fatta
La Cina scala la Fao. La realpolitik ha prevalso e alla fine è stato il candidato cinese ad avere ottenuto la maggioranza di voti, ben 108, superando la francese Catherine...

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La Cina scala la Fao. La realpolitik ha prevalso e alla fine è stato il candidato cinese ad avere ottenuto la maggioranza di voti, ben 108, superando la francese Catherine Geslain-Lanéelle, che ha ricevuto solo 71 preferenze, e il georgiano Davit Kirvalidze, che ha conquistato 12 voti. La candidata francese sarebbe stata il primo segretario generale donna.


Qu è diventato viceministro del ministero cinese dell'Agricoltura e degli Affari Rurali nel 2015. In precedenza, il funzionario aveva lavorato presso l'Accademia delle Scienze Agricole della Cina, con sede a Pechino. Il viceministro cinese assumerà ufficialmente il proprio incarico di nuovo direttore generale della FAO a partire dal 1ø agosto.

Qu è il primo cittadino cinese a essere eletto direttore generale di questa agenzia delle Nazioni Unite. Il funzionario cinese succederà al brasiliano Jose Graziano Da Silva, eletto per la prima volta nel 2011 e diventato il primo direttore generale dell'agenzia a servire per due mandati consecutivi di quattro anni. Le elezioni per il nuovo responsabile di questa agenzia dell'Onu si sono svolte durante la seconda giornata della Conferenza della FAO. 

La Cina arriva così ad occupare una poltrona strategica non solo per la lotta alla fame. Dalla Fao Pechino può avere una ulteriore enorme infludenza soprattutto in Africa dove ha già una resenza consolidata da massicci prestiti e investimenti e in via di ulteriore rafforzamento grazie alle infrastutture promesse dalla Belt and Road.

Secondo il quotidiano Le Monde il ritiro del candidato africano alla Fao, il camerunense Moungui, sarebbe avvenuto dopo il pagamento di un debito camerunense di 70 milioni di dollari da parte di Pechino. 





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Il Mattino