Federalismo, 60 Comuni fanno ricorso

Federalismo, 60 Comuni fanno ricorso
«Inizia oggi una battaglia per la dignità dei meridionali», dice Micaela Fanelli, consigliera regionale del Molise ed ex sindaco di Riccia. Una battaglia per...

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«Inizia oggi una battaglia per la dignità dei meridionali», dice Micaela Fanelli, consigliera regionale del Molise ed ex sindaco di Riccia. Una battaglia per dire basta ai trucchi del federalismo fiscale che prende per la prima volta la strada delle carte bollate, con un ricorso al Tar del Lazio contro il riparto 2019 del Fondo di solidarietà comunale.


Sono sessanta i Comuni che «non ne possono più» - come è stato detto ieri nel corso di una conferenza stampa al Senato - di far quadrare i bilanci municipali nonostante gli zeri sugli asili nido, i tagli ai disabili, il dimezzamento della perequazione (che la Costituzione impone sia integrale); tutte distorsioni del federalismo fiscale che Il Mattino ha puntualmente denunciato negli ultimi cinque anni e che adesso vengono portate al vaglio del giudice amministrativo, con richiesta - preparata dall'avvocato Salvatore Di Pardo - di interpellare la Corte costituzionale, visto che siamo di fronte a una palese violazione dei principi di equità sanciti dalla Carta e ribaditi dalla legge attuativa del federalismo fiscale, la 42 del 2009.
 
A fare ricorso sono Campobasso, Isernia e altri 54 Comuni molisani, più una pattuglia di quattro municipi campani: San Giorgio del Sannio, San Lorenzello e San Lupo in provincia di Benevento e Pellezzano in provincia di Salerno. Iniziative analoghe sono in preparazione in Puglia - con Altamura, Acquaviva delle Fonti, Bitonto e Giovinazzo, tutti nella città metropolitana di Bari - e in Calabria, dove il presidente dell'Anci regionale Gianluca Callipo ha invitato i sindaci a seguire l'esempio di Michele Conia, che ha avviato l'azione giudiziaria a Cinquefrondi, centro dell'Aspromonte. Una vera e propria rete di amministrazioni del Mezzogiorno unite dal dire no al perpetuarsi degli zeri al Sud.


Ma quali sono le ragioni sostenute dai sindaci? Di fronte a una materia tecnica è utile seguire un esempio concreto, quello del comune di Riccia, 5.180 abitanti in provincia di Campobasso. Gli abitanti di Riccia hanno una capacità fiscale in grado di portare nelle casse del Comune 2,2 milioni di euro all'anno. Ma il fabbisogno standard misurato dal governo è di 3,6 milioni quindi Riccia, per raggiungere l'integrale finanziamento delle funzioni assegnate, deve ricevere 1,4 milioni di euro. E invece nel 2019 si è vista assegnare dal Fondo di solidarietà comunale appena 352mila euro. Manca all'appello oltre un milione di euro ovvero più di un quarto del bilancio comunale. Com'è possibile che ci sia una differenza così forte? Una prima ragione sta nel fatto che il nuovo meccanismo entra gradualmente in vigore e per legge nel 2019 si doveva applicare al 60% (con il 40% calibrato sui trasferimenti storici). Tuttavia il ministero dell'Interno nel riparto del 2019 ha applicato una percentuale più bassa, il 45%, replicando in pratica il dato del 2018. Inoltre quel 45% - sorprendentemente - è stato dimezzato al 22,5% in base a una norma tesa a proteggere i Comuni più ricchi e che fa palesemente a cazzotti con la Costituzione. Inoltre anche sul fabbisogno riconosciuto a Riccia ci sarebbe da ridire perché per alcune voci invece di verificare le necessità della popolazione si è conteggiata la spesa storica e quindi nel centro molisano, dove vivono 91 bambini al di sotto dei tre anni, si è assegnato un fabbisogno zero di asili nido, come se quei bambini non esistessero. Ma quei bambini esistono, come esistono i 56 Comuni del Molise, i quattro campani e tutti quelli che non ne possono più di vedersi dimezzati i diritti.
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Il Mattino