Federalismo, Giorgetti tende la mano al Sud senza asili: «Rimedierà il giudice»

Federalismo, Giorgetti tende la mano al Sud senza asili: «Rimedierà il giudice»
Buona la terza. Dopo aver dato buca per due volte, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si è presentato nella Bicamerale federalismo...

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Buona la terza. Dopo aver dato buca per due volte, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si è presentato nella Bicamerale federalismo fiscale. Un'audizione attesa, prima uscita pubblica sul tema delicato per il governo dell'autonomia. Il leghista, ex presidente della Bicamerale, non si è presentato con gli scarponi chiodati e il ghigno del vincitore. Anzi. Sono prevalsi i toni dialoganti e di apertura con, a sorpresa, la «resa» del governo nel giudizio di fronte al Tar del Lazio con i Comuni del Sud, settanta dei quali hanno fatto ricorso contro i diritti zero assegnati con il federalismo fiscale. La linea sull'autonomia l'ha data il leader del Carroccio Matteo Salvini, in un incontro a porte chiuse: «Avanti sul tema dell'autonomia regionale - avrebbe detto secondo l'Ansa - senza mettere a rischio l'unità del Paese».

 
E Giorgetti si è mosso in questa direzione: «I problemi si risolvono non dico all'unanimità ma con grande condivisione», ha scandito invitando i parlamentari di tutti i gruppi a fare da pungolo. È stato attento, quando ha parlato di Province, a non irritare gli alleati pentastellati. Nel concreto, però Giorgetti è caduto in una contraddizione perché da un lato ha riconosciuto che «non c'è vera autonomia fintanto che non sono definiti i livelli essenziali delle prestazioni» e ha assicurato che c'è «la massima attenzione del governo su questo aspetto che è un passaggio fondamentale per la ristrutturazione istituzionale del nostro Paese, che consentirà di precisare quali siano i livelli essenziali da garantire a prescindere dalla diversità territoriale o amministrativa». Parole chiare. Poi però ha affermato che «non necessariamente» i Lep vanno fissati prima di assegnare le funzioni aggiuntive alle Regioni. E ancora: ha spiegato che alle Regioni «differenziate» saranno date risorse a partire dalla spesa storica dello Stato nella Regione, quindi prima di definire i Lep, ma che «eventuali livelli di prestazione eccedenti il livello essenziale» saranno «a solo carico della finanza regionale». Verifica impossibile, ancora una volta, se prima non si definiscono i Lep. Il sottosegretario, di solito preciso, sul punto è caduto in un lapsus freudiano perché ha affermato che oggi in Italia «la sanità di serie A e di serie B sta proprio nel difetto dello Stato di non aver fatto i livelli essenziali delle prestazioni». I quali invece ci sono nella sanità e si chiamano Lea, livelli essenziali di assistenza. «Sui Lep - ha ammesso Giorgetti - due anni fa eravamo al punto zero e adesso siamo al punto zero uno». Cioè indietrissimo.

Ma la novità di maggior rilievo è arrivata sul federalismo comunale, cioè quella parte di federalismo già attuata e che farà da modello al sistema regionale. Il vicepresidente della Bicamerale Vincenzo Presutto (dei Cinquestelle) ha posto una domanda sulla posizione del governo di fronte all'ordinanza del Tar del Lazio sul Fondo di solidarietà comunale. Giorgetti ha ricordato che nella precedente legislatura, quando lui era presidente della Bicamerale federalismo, si è «cercato più volte di porre rimedio» a problemi come il fabbisogno zero di asili nido assegnato a chi non ha nidi, «ma il parere della Commissione è soltanto consultivo» e sugli zeri «era difficile andare contro un apparato importante come l'Anci», cioè l'associazione dei Comuni. Quindi? «Sugli asili nido abbiamo discusso all'infinito - ha proseguito Giorgetti - e non c'è stata risposta. Ci penserà il giudice a porre rimedio». Una presa di posizione sorprendente. Il ricorso dei 70 Comuni infatti chiama in causa proprio il governo - e segnatamente la Presidenza del Consiglio, il ministero dell'Interno e il ministero dell'Economia - per i meccanismi di assegnazione del Fondo di solidarietà comunale del 2019, tra i quali la distorsione degli asili nido è la più evidente, ma non la sola. I magistrati del Tar del Lazio Ivo Correale, Roberta Ravasio e Lucia Maria Brancatelli hanno dato tempo al governo fino al 22 giugno per spiegare in una «dettagliata relazione» come sono arrivati a quei conteggi per il Fondo di solidarietà comunale ma la posizione di Giorgetti fa capire che il governo più che difendere l'indifendibile auspica che cambi la metodologia.


E qui, però, sarà fondamentale il ruolo dell'Anci. L'associazione dei Comuni - formalmente apartitica ma da sempre feudo del Partito democratico - temeva che l'ondata leghista cambiasse i rapporti di forza. Gli ottimi risultati di alcuni sindaci del Pd, e fra tutti quello a Bari di Antonio Decaro, presidente dell'Anci, hanno allontanato questo timore. Adesso però l'Anci - si afferma nelle stanze di via dei Prefetti a Roma - non può replicare le posizioni appiattite sugli interessi del Nord delle gestioni di Graziano Delrio e Piero Fassino (durante le quali sono state scritte le regole del federalismo fiscale) e a Decaro tocca non farsi scavalcare dalla rivolta dei Comuni del Sud, tra i quali i più popolosi sono Altamura e Bitonto in provincia di Bari, San Giorgio a Cremano a Napoli, oltre ai capoluoghi Isernia e Campobasso. Anche perché se si corregge il federalismo comunale sarà meno difficile cambiar rotta sul regionalismo differenziato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino