L'avvocato del popolo ha tirato fuori le unghie. Nel suo ultimo giorno alla guida di questo governo, il premier Giuseppe Conte ha messo da parte l'aplomb del professore...
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De Falco si alza in Aula e tratta Salvini come Schettino: «Buffone, tu vai a casa»
E siccome temeva che questa accusa potesse non apparire troppo dura, che il retropensiero dell'uditorio tutto politico dell'Aula potesse essere «e chi non lo avrebbe fatto nei panni di Salvini?», allora Conte ha rincarato: «Ti ho sentito chiedere pieni poteri e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa». E poi, «mostrare il rosario è simbolo di incoscienza religiosa». E infine: il ministro dell'interno ha «rivelato scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale».
Salvini beve un caffè mentre ascolta discorso di Conte
Insomma, lui che è professore, gli ha dato dell'ignorante. L'evoluzione di Conte e le prime prese di distanza dall'alleato ingombrante hanno cominciato a manifestarsi proprio in Parlamento, quando il premier è andato a parlare dei presunti fondi russi alla Lega. Lo ha fatto Conte e la sua sola presenza in Aula ha rimarcato il fatto che non lo stava facendo Salvini, l'uomo onnipresente sui social e nelle piazze. Il premier glielo ha rinfacciato anche nel suo ultimo discorso: «Dovevi venire tu». Eppure, Conte era arrivato a Roma in sordina. Lui, senza un partito e senza voti alle spalle, era entrato a Palazzo Chigi grazie all'indicazione dei Cinque Stelle, ma col benestare della Lega. Sapeva che doveva barcamenarsi fra alleati litigiosi, che doveva essere premier di due vice ingombranti, che avrebbe dovuto mediare, limare, smussare. Per questo ha tenuto un profilo istituzionale. Ma non ha mancato di farsi sentire quando ha ritenuto che ce ne fosse bisogno.
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In fondo, la svolta decisiva l'ha fatta lui, quando ha detto «sì» alla Tav, aprendo di fatto la frattura letale per il governo.
Il Mattino