M5S, Di Maio chiama Grillo e Toninelli: «Pronti a fare un passo di lato»

M5S, Di Maio chiama Grillo e Toninelli: «Pronti a fare un passo di lato»
«Abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Il M5S tornerà più forte di prima, è l'unica speranza in questo Paese». Il messaggio che trapela dalla...

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«Abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Il M5S tornerà più forte di prima, è l'unica speranza in questo Paese». Il messaggio che trapela dalla villa di Bibbona di Beppe Grillo dopo l'incontro con Luigi Di Maio si racchiude proprio in quel «tutti». Coloro che potrebbe fare «un passo di lato» in caso di rimpasto, come i ministri Giulia Grillo e Danilo Toninelli, ma anche chi (come il presidente della Camera Roberto Fico) è molto critico con l'attuale gestione del Movimento e sul prosieguo dell'esecutivo.


Si può leggere anche così il vertice tra il Garante e il Capo politico dei pentastellati. I due non si erano più visti dopo la scoppola elettorale delle Europee, solo comunicazioni telefoniche. «Beppe - raccontano gli uomini del vicepremier - ha dato la bollinatura alla riorganizzazione del M5S». Ma anche ad eventuali sacrifici nei ministeri che potrebbero essere necessari per continuare l'avventura gialloverde, se Matteo Salvini dovesse, come sembra, battere cassa.
 
Giulia Grillo, ministro della Salute, da giorni ormai inserita in uscita nel toto-rimpasto, all'inizio della scorsa settimana ha chiesto lumi a Di Maio sul suo futuro. Durante il faccia a faccia il Capo dei grillini le ha annunciato che «potrei chiedere a te e a Danilo un passo di lato. Non dipende solo da me, ma dalla trattativa che si aprirà con Salvini». C'è da capire, in quel caso, se la Salute andrà a un altro grillino o se sarà rivendicata dal Carroccio. In quest'ultimo scenario gira l'ipotesi di promozione per Luca Coletto, già sottosegretario, con un passato da assessore alla Sanità della giunta regionale veneta di Luca Zaia. La Grillo però non sembra intenzionata a farsi da parte così facilmente e l'altro giorno, con un tempismo perfetto, ha incassato anche l'endorsement del suo omonimo. Di sicuro su di lei è in atto una guerra interna, legata alla fronda no-vax.

Diversa la posizione di Toninelli: si trova a capo di un ministero senza più delegazione leghista (dopo le dimissioni di Rixi e Siri) e in caso di sì alla Tav sarebbe il primo a lasciare.

Di Maio nella villa livornese del Garante ha anche discusso su come dare «subito una scossa» al Movimento. E dunque via a una riorganizzazione interna sui territori e, parallelamente, a quella interna del Movimento con una serie di referenti tematici. Per Alessandro Di Battista, ultimamente molto operativo, si fa largo il ruolo di quello che una volta nei partiti di sinistra si sarebbe chiamato capo dell'organizzazione. Di fatto il numero 2. Ma allo stesso tempo, è intenzione di Di Maio aprire il più possibile all'area Fico: «Anche Roberto sarà coinvolto». Un modo per tenere dentro il dissenso dei parlamentari e senatori vicini al presidente della Camera, in vista del pressing di Salvini sull'agenda di governo, piena zeppa di argomenti non molto commestibili per il M5S. Ecco perché Grillo ieri «ha ribadito a Luigi di ripartire dai nostri temi identitari». Di sicuro il pranzo (senza Davide Casaleggio) ha anche certificato, nonostante i mille dubbi, la volontà del Garante di sostenere questa fase 2 dell'esecutivo. Bisogna capire a quali costi, però.


Nei fatti, tutta la compagine grillina di governo è sott'esame. Anzi sulla graticola, come da denominazione della storica pratica M5S. Da domani inizierà il processo ai sottosegretari. Il confronto avrà la durata di 40 minuti e sarà così articolato: nei primi venti minuti il sottosegretario interessato svolgerà un intervento illustrativo dell'operato svolto durante il suo mandato, che sarà registrato per la creazione di un archivio. Seguirà un dibattito di circa 20 minuti. «Successivamente ogni parlamentare lascerà per ogni sottosegretario una valutazione anonima non vincolante - ha scritto Di Maio in un messaggio inviato ai sottosegretari - che poi verrà valutata con il massimo della riservatezza dai direttivi dei gruppi e da me come capo politico. Successivamente si passerà ai ministri». Si inizia con Maurizio Santangelo e Simone Valente, entrambi sottosegretari ai rapporti con il Parlamento. Entrambi storici esponenti del M5S, con il secondo, Valente, considerato blindatissimo dai vertici (è anche responsabile dello sport). La mannaia potrebbe calare sugli esterni. Da Alessandra Pesce (Agricoltura) a Michele dall'Orco (Trasporti). In entrata è dato Emilio Carelli. Per Di Maio la settima che inizia sarà quella al Mise, dove lo attendono 158 crisi aziendali non risolte. «Andrò avanti - ha confidato - non mi priverò della delega al Lavoro né di quella allo Sviluppo economico». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino