Inchiesta Consip, perquisizioni per l'ex parlamentare Bocchino

Inchiesta Consip, perquisizioni per l'ex parlamentare Bocchino
I carabinieri e la Guardia di Finanza hanno eseguito una serie di perquisizioni nei confronti dell'ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, coinvolto nell'inchiesta...

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I carabinieri e la Guardia di Finanza hanno eseguito una serie di perquisizioni nei confronti dell'ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, coinvolto nell'inchiesta Consip che ha portato all'arresto di Alfredo Romeo. Secondo quanto si apprende, le perquisizioni sono scattate anche nei confronti di un faccendiere toscano, anche lui finito nell'indagine della procura di Roma. 


L'ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, consulente di Alfredo Romeo, e Carlo Russo, imprenditore farmaceutico di Scandicci, amico di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, sono indagati dalla procura di Roma per traffico di influenze nell'ambito dell'inchiesta su Consip. Le abitazioni di entrambi sono state perquisite dai carabinieri del Noe e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Napoli. Per traffico di influenze è indagato lo stesso Tiziano Renzi.

La perquisizione dell'abitazione a Roma di Italo Bocchino e del suo ufficio presso la sede del Secolo d'Italia, dove ha l'incarico di direttore editoriale, è stata disposta dalla procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Romeo, che vede l'ex parlamentare indagato insieme con l'imprenditore Alfredo Romeo e altre persone «al fine di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione» e in particolare «un numero indeterminato» di delitti di corruzione e di turbativa d'asta.


Nel decreto i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano hanno evidenziato che le perquisizioni devono essere limitate al solo locale dell'ufficio di Bocchino senza coinvolgere nell'operazione «qualsivoglia attività o soggetto» della redazione del giornale. In questo filone di indagine risultano indagati per concorso in corruzione, insieme con Bocchino e Romeo, anche l'ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, e Natale Lo Castro, direttore amministrativo dell'azienda ospedaliera Federico II di Napoli. A quanto si è appreso, l'ipotesi accusatoria si riferisce a un finanziamento di dieci borse di studio destinate a un centro che Caldoro si sarebbe proposto di fondare.
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Il Mattino