«Fermeremo il Sistri, ma garantiremo la necessaria tracciabilità dei rifiuti». Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa porterà nel prossimo consiglio...
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Ministro, morto un Sistri se ne fa un altro?
«Non è così. Intanto nel corso della prossima settimana andrà in consiglio dei Ministri il cosiddetto decreto semplificazione che punterà a rendere più agevole l'azione economica. All'interno di questa logica si muove anche la decisione di abolire il sistema di tracciabilità dei rifiuti che finora è stato gestito attraverso società terze pagate dallo Stato e dagli utenti. Oggi le aziende versano dei soldi per essere collegate al sistema tramite una scatola nera che permette il monitoraggio, ma dobbiamo riconoscere che il metodo varato nel 2009 non ha svolto il servizio. È ovvio che i rifiuti vanno tracciati ma il Sistri non è servito allo scopo. Però chiariamolo bene: nessuno vuole rendere opaco il settore».
Cosa ha il Sistri che non va?
«Abbiamo incontrato tutte le associazioni imprenditoriali e queste hanno evidenziato due problemi. Uno tecnico: spesso il sistema si blocca. Il secondo: il metodo scelto 10 anni fa si è rivelato costosissimo».
Come si cambia?
«In una prima fase utilizzeremo il metodo della tracciabilità cartacea attraverso i formulari e i registri di carico e scarico. Poi partirà il nuovo sistema che sarà gestito direttamente dal ministero».
Chi ci lavorerà?
«La legge di bilancio prevede 430 nuove assunzioni al ministero dell'Ambiente. Il provvedimento è già stato bollinato, e di questo ringrazio i ministri Tria e Bongiorno. Verranno a lavorare soprattutto laureati: una parte di questi confluiranno in una nuova direzione generale incaricata di seguire la tracciabilità dei rifiuti. In questo modo il sistema ci costerà intorno ai 4,5 milioni inclusi gli stipendi dei dipendenti disposti in turni h 24».
I camion come saranno collegati alla centrale operativa?
«I mezzi in circolazione già hanno un sistema di tracciabilità tramite Gps: questo sarà linkato e agganciato alla sala operativa. In questo modo, se si rileveranno anomalie, saranno possibili controlli immediati tramite i carabinieri del Noe che sono in servizio al ministero».
Le imprese risparmieranno?
«Certo. Se il nuovo metodo di tracciabilità costa meno allo Stato costerà meno anche alle imprese che dovranno solo risarcire il costo di esercizio».
I rifiuti industriali hanno creato le Terre dei fuochi. Si fida delle aziende?
«I rifiuti che vengono dalle attività produttive e che devono essere tracciati sono 130 milioni di tonnellate all'anno. Tutt'altro discorso è ovviamente quello dei rifiuti urbani raccolti dalle aziende in house dei comuni o dalle ditte vincitrici degli appalti, che vanno monitorati dagli enti locali. Noi ci occupiamo degli scarti di produzione e in molti casi questi provengono da aziende che agiscono onestamente. L'imprenditoria italiana è sana per il 99 per cento, a noi tocca colpire quell' 1 per cento che non è fatto da imprenditori ma da criminali. Ho costituito un gruppo di lavoro con tutti i rappresentanti della categoria».
Basterà per evitare nuovi sversamenti illegali?
«Noi diamo a tutti la possibilità di mettersi in regola e siamo pronti a colpire chi non lo fa. Certo, chi lavora in nero non potrà smaltire regolarmente, ma creandogli il vuoto intorno sarà più facile colpirlo».
Quando decollerà il nuovo monitoraggio?
«Dovrebbe essere pronto per la primavera, quando in Parlamento sarà anche arrivato il disegno di legge Terra mia, quello che si occuperà delle Terre dei Fuochi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino