Emergenza Neet: «Io, bocciato al liceo a 16 anni: ora mi arrangio»

Emergenza Neet: «Io, bocciato al liceo a 16 anni: ora mi arrangio»
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Mollano prima del tempo. Senza avere, nella maggior parte dei casi, i genitori dalla loro parte pronti a spronarli a suon di sacrifici. Lasciano i banchi di scuola al termine del primo biennio delle superiori. Il periodo critico, dove emergono le differenze sociali, ambientali, dove le fragilità degli adolescenti prevalgono sulla voglia di riscatto anche nei confronti degli adulti. Il dato degli abbandoni scolastici dopo un trend stabile (pur se drammatico nel Mezzogiorno) durato la bellezza di dieci anni torna a salire come evidenzia il rapporto Bes (benessere equo e sostenibile) dell’Istat. L’abbandono scolastico raggiunge la quota nazionale del 14% dei giovani di 18-24 anni che non sono inseriti in un percorso di formazione nel 2017 contro il 13,8% del 2016. Ragazzi che finiscono ad ingrossare le fila dei neet - chi non studia e non cerca lavoro - e sono ormai uno su quattro, il 24,1%.


EMERGENZA SUD
Un punto percentuale in più in Campania, da 18,1 del 2016 al 19,1 del 2017; tre punti in più in Sicilia; migliora invece la Sardegna che riesce a scendere sotto quota 19%; migliorano anche la Calabria e la Puglia; stabile la Basilicata con il 13,6%. Sorprese anche al nord. Il Veneto passa dal 6,9 di abbandoni al 10,5%; sulla stessa linea la Liguria che aumenta di poco meno di due punti percentuali. Anche in Lombardia c’è un incremento di abbandoni.

 

L’IGNORANZA EREDITÀ

Denis ha venti anni. Un ragazzo minuto, un ciuffo ribelle, tanti lavoretti alle spalle. Ha iniziato presto a 16 anni. È di Napoli, frequentava l’artistico Boccioni, poi al secondo anno di liceo la bocciatura e l’invito della madre a non andare più a scuola. E poi? «Ho iniziato a cercare dei lavoretti - spiega - prima portavo la spesa nelle case dei clienti di una salumeria, guadagnavo 60 euro a settimana, ore e ore di lavoro». Poi il parrucchiere, il barista. Il suo curriculum di esprienze lavorative è di tutto rispetto. Come Denis, Emanuele. Di anni ora ne ha 18. Un ragazzo che voleva studiare e aveva scelto il Galiani, istituto tecnico, scuola di frontiera. Emanuele veniva da San Pietro a Patierno, aveva trascorso una estate intera a scaricare cassette di detersivi per poter pagare il contributo alla scuola (50 euro) e il resto degli studi. Un anno e poi ha lasciato ed è stato indirizzato verso un percorso professionale più adatto, dove le differenze con gli altri erano meno umilianti. Perchè - spiega Antonio De Prete, dell’associazione «Amici di Peter Pan» - ci sono ancora genitori che firmano con la «x» e che spesso e volentieri preferiscono che i figli non vadano avanti negli studi. «Non vogliono dargli alcuna chance». In realtà le opportunità esistono. Una battaglia impari - spiega il preside del Galiani Marco Ugliano - se non si agisce con delle politiche coordinate che abbraccino più istituzioni. Una rete, questo occorre, in grado di accogliere e indirizzare i ragazzi in difficoltà. Al Galiani funziona proprio per il lavoro con Del Prete e la Peter Pan. «C’è uno sportello all’interno della scuola - spiega - dove si danno risposte e opportunità grazie all’aiuto del terzo settore e delle aziende profit perchè la contaminazione tra pubblico e privato funziona in questi casi, evita la dispersione e offre opportunità reali che vanno colte. «Ma - aggiunge - se non si fa sistema e non si esporta questo modello anche in altre realtà la battaglia diventa davvero difficile». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino