Per l’uomo che ha tradito la fiducia del Califfato la pena è la stessa degli occidentali: la decapitazione. Per l’Isis ora il ricercato numero uno è Hassan Mohammad,...
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Al Masri ha gli strumenti economici per non farsi trovare, ma l’Isis ha intenzione di “giustiziarlo in pubblico” e lo sta cercando in tutta la Siria, anche se il tesoriere, secondo alcune informazioni, potrebbe trovarsi ora in Turchia.
Al Masri è un egiziano che lavora per l’Isis dal 2012. E’ un esperto di conti, non un jihadista nato. Imponeva e coordinava l’"elemosina religiosa" nelle città occupate, come Raqqa, Deir al Ezzor e Al Bukamal, con i metodi brutali della Hesba, la polizia creata dal Califfo Abu Bakr Al Baghdadi. Prima della fuga, Mohammad-Al Masri avrebbe cambiato completamente il suo aspetto, abbandonando gli abiti afghani. E' fuggito con tutti i proventi delle elemosine raccolte, corrispondenti a circa un milione di dollari.
L’elemosina religiosa (Zakat) viene considerata uno dei pilastri dell’Islam: rubarla significa pena di morte, ribadisce il Califfato. La semplice accusa di corruzione si traduce in pena capitale: recentemente ad Halab sono stati giustiziati tre funzionari ritenuti corrotti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino