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La speranza di Giuseppe Conte di ritornare alla guida del Movimento 5 Stelle, facendo decadere la sospensiva che lo ha detronizzato da presidente, è appesa a due mail inviate da Luigi Di Maio nel novembre 2018 al Comitato di garanzia dei grillini. «In qualità di capo politico - scriveva l'allora leader M5s - propongo che lo stesso criterio per l'accesso al voto degli iscritti applicato alle votazioni e alle consultazioni su Rousseau, venga esteso anche per le votazioni che hanno come oggetto la convocazione dell'Assemblea degli iscritti. Potranno quindi prendere parte a tutte le future convocazioni dell'Assemblea, gli iscritti da almeno sei mesi con documento certificato». È il cavillo a cui si appellano gli avvocati di Giuseppe Conte: sarebbe un paradosso se a salvare l'ex premier possa essere proprio il ministro degli Esteri che nelle ultime settimane è in aperta guerra alla leadership del decaduto presidente.
Venerdì scorso gli avvocati assunti da Conte, in primis il legale Francesco Astone, ha presentato a Napoli istanza di revoca contro la sospensiva che ha decapitato il Movimento, bloccando la validità del nuovo statuto e la successiva elezione di Giuseppe Conte a presidente.
Resta da capire quanto tempo impiegherà il tribunale di Napoli per valutare il ricorso presentato dai legali di Conte. I vertici M5s sperano persino che una risposta dai giudici possa giungere nel corso di questa settimana, ma ritengono più probabile possa giungere nell'udienza già fissata all'1 marzo quando, comunque, il tribunale sarebbe chiamato a dirimere solo la questione attinente alla competenza territoriale. Eppure, si chiedono gli attivisti che hanno presentato il ricorso contro l'M5s: «Può bastare una mail privata a fare le veci di un regolamento?». Se i tempi in tribunale si allungassero o se i giudici rigettassero il ricorso dei grillini a quel punto l'unico modo per rimettere in sella Conte sarebbe una nuova votazione, ma su Rousseau, aprendo un Leggi l'articolo completo su
Il Mattino