«Beh, per noi non è un problema restare all'opposizione», dice un neo parlamentare a 5 Stelle. Slalomeggia tra i divanetti della lobby dell'hotel Parco...
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Location, location, location: cinque anni fa, quando M5S era un oggetto misterioso e pauperista, fu scelto un albergo con meno velluti a San Giovanni; questa volta tutti al Parco dei Principi, con Spa annessa ed era simpatico vedere i massaggiatori thai e i clienti in accappatoio passare tra i deputati. Qui facevano assemblee Pd e Forza Italia, per dire. E se nel 2013 tra i neo eletti M5S era un susseguirsi di zainetti, maglioni, tshirt con il simbolo della cannabis, questa volta ci sono più completi, cravatte, anche tacchi a spillo e belle ragazze. Vero, è un'osservazione frivola, però, concorda un parlamentare grillino di lungo corso: «Sì, qualcosa è cambiato».
Nel gruppo di senatori e deputati (su 335 i nuovi sono 235) molti sono lì un po' per caso (il maestro di judo, il pastore, quelli che si stringono in cinque su una utilitaria) tra i cooptati da Di Maio nell'uninominale ci sono professionisti, medici, ingegneri, docenti universitari, giornalisti. In ascensore premono il meno 4 fino alla sala Sforza, si mettono in fila per accreditarsi.
C'è chi cazzeggia «bloccatelo, è un giornalista», c'è De Vito, potentissimo presidente del Consiglio comunale di Roma, che fuma la ventiseiesima sigaretta e incassa i complimenti per la sorella Francesca eletta in Regione. La Raggi non è venuta, è in Campidoglio a lavorare, evitando che qualcuno dicesse che Roma è in emergenza-buche e lei va a riunioni di partito.
IL LEADER
Alle 13.44 si aprono le porte dell'ascensore, compare un sorridente ragazzo napoletano, completo scuro e borsa 24 ore: è Luigi Di Maio, ripete «buon giorno ragazzi», abbraccia De Vito e poi in due assemblee separate tra senatori e deputati incassa standing ovation, dice «dovete fidarvi di me, andremo al governo», etc etc. Il resto è più convention, che assemblea politica. Ma per capire cosa sia il nuovo Movimento 5 Stelle bisogna guardare a quanto succede attorno alle 16.30 quando i parlamentari se ne vanno. Premessa: con bus, car sharing, bike sharing, come nelle liturgie passate, non è venuto nessuno (vabbè, Vignaroli era con lo scooterone elettrico).
Il nuovo M5S di governo va in taxi. Nel messaggio di convocazione c'era scritto: «Ti consigliamo di arrivare con i taxi ed entrare direttamente nella hall per evitare l'assalto dei giornalisti». Ma quando si tratta di andarsene si crea la coda: la security ammassa i 300 parlamentari alla porta dell'hotel e li fa uscire, uno a uno, mano a mano che si palesa un taxi. Sembra Ibiza quando all'alba chiude il Pacha. Indimenticabile e involontaria comicità di uno della sicurezza che grida «fateli uscire solo quando c'è il taxi pronto»: fuori ci sono i giornalisti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino