Polveriera M5S pronta ad esplodere. Ieri altro psicodramma in casa pentastellata, con la battaglia dei deputati per sfiduciare nell’assemblea alla Camera Crippa e Ricciardi...
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Il passo indietro è congelato, dunque, ma le tensioni restano. Un ampio fronte parlamentare M5S non ci sta: «Abbiamo ceduto su Tap, Tav, Aspi e tante altre battaglie. Questa volta no». Perché la ‘linea Maginot’ alzata dai nemici di Malagò che pensano che il Coni debba occuparsi solo dei cinque cerchi e non di altro è difficile da mandare giù. «Le dimissioni si danno con un atto formale, non si minacciano. Lui è un ministro M5S non del Pd. Se non è capace di difendere il nostro schema troveremo un altro ministro», taglia corto uno degli esponenti che ha chiesto di ritardare il varo di una riforma la cui discussione a questo punto slitta a settembre. Al di là della ‘moral suasion’ del premier ad evitare polemiche e strappi, il Movimento 5Stelle appare sempre più spaccato. Con la volontà di tutti ‘big’ di commissariare Crimi, costringendolo – ma Grillo e Casaleggio frenano – a condividere la guida in un organismo collegiale. E con il tema delle rendicontazioni che ha aperto un altro fronte. Minacce di diffida, sanzioni pronte per chi non ha ottemperato l’obbligo di versare in cassa. E nel mirino dei probiviri finiscono anche nomi eccellenti come la vice presidente del Senato, Taverna e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro. Per di più aumentano le voci di nuovi addii a palazzo Madama con la senatrice Drago con un piede fuori. M5S è sempre più una pentola in ebollizione al Senato dove è finito schiacciato tra le manovre di Leu e di Italia viva con ex come Paragone e Giarrusso che stanno cercando di attrarre altri malpancisti; e alla Camera dove si è tornati all’anarchia di qualche mese fa con gruppi e sottogruppi che non riconoscono una guida. In un gioco di veti incrociati la minaccia di dimissioni di Spadafora, frenata dal premier, è quindi solo un segnale del malcontento. Anzi la convinzione del ‘fronte progressista’, ovvero di chi mira ad un asse con il Pd è che lo scontro sia solo politico e che, per esempio, dietro ci sia la mano di Di Battista. In verità i distinguo sono pure nel merito perché l’atto di fiducia da parte dei membri della commissione Istruzione, Cultura e sport del Senato è un alt al disegno del ministro: ridare peso alla struttura Sport e Salute, ritornare insomma all’impianto varato dal duo Valente-Giorgetti. «Hanno nostalgia della Lega», la reazione di chi è a favore. E’ vero che il parere sulla riforma dello Sport della Commissione non è vincolante ma si punta ad evitare il muro contro muro.
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DIVISIONE STRUTTURALE La divisione è strutturale ormai.
Il Mattino