Un Paese che ha prima ricevuto una flessibilità senza precedenti, ha poi varato una manovra che contiene uno sforamento senza precedenti e costringe ora la Commissione Ue a...
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avverte le forze politiche: bisogna scongiurare che il disordine della pubblica finanza produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli. «Nessuno può sottrarsi all'equilibrio dei conti», spiega. La bocciatura era attesa e non sorprende il governo, che si prepara ora al confronto con dichiarazioni che da una parte danno un colpo al cerchio, dall'altra alla botte. La «manovra non è stata improvvisata - afferma il premier Giuseppe Conte - Dire oggi che la rivediamo non avrebbe senso». Il premier apre ad un maggiore possibile ricorso ai tagli di spesa ma certo si dice convinto di seguire «la strada giusta: il rapporto deficit/pil al 2,4% non si tocca». I più duri sono i due vice premier. Matteo Salvini è convinto che la Ue attacchi «non il Governo ma un popolo» e Luigi Di Maio minimizza: «non arrivano le cavallette», dice e spiega di non meravigliarsi della decisione Ue, perché «è la prima manovra italiana che viene scritta a Roma e non a Bruxelles!». In ogni caso i mercati non sanno a guardare: lo spread, in altalena, si ferma a un passo dai 320 punti base e la Borsa di Milano chiude in calo (-0,86%). «È con molto dispiacere che sono qui oggi, per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere ad uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative», ammette con sconforto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, prima di illustrare le ragioni che hanno portato il collegio dei commissari alla scelta.