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«C'è una crocifissione nazista nei miei confronti dopo la morte di Maradona. Ma la vera condanna sociale è per Dalma e Gianinna, le sue figlie, perché lo abbandonarono». L'avvocato Matias Morla, al fianco di Diego negli ultimi anni della sua tormentata vita, ha adoperato parole durissime in un'intervista al quotidiano argentino Clarin a pochi giorni dalla decisione del tribunale di San Isidro di estrometterlo dall'inchiesta che deve fare luce sulle cause della fine del Campione. Morla, come legale delle sorelle di Diego, avrebbe avuto accesso ad alcuni atti anche se è sempre in piedi l'ipotesi di indagarlo: per tale motivo il giudice ha deciso il suo allontanamento.
Proprio questo si chiede Morla nell'intervista: «E' passato quasi un anno e non sono stato indagato, né mai convocato in tribunale.
L'avvocato, che al momento non risulta tra gli indagati per la morte di Diego (sono sette), precisa: «Maradona è morto perché aveva problemi cardiaci. Io l'ho visto per l'ultima volta una settimana prima della sua fine: aveva la voce roca, capii che aveva bisogno di un medico più che di un avvocato. E lasciai spazio alle figlie e ai medici. Il risultato? Lo hanno abbandonato e lo hanno derubato». Un solo commento affettuoso, quello sul neurochirurgo Luque, che secondo i giudici era a capo dello staff medico - insieme alla psichiatra Cosachov e allo psicologo Diaz - che non ha assistito adeguatamente Diego: «Lui c'era sempre, un professionista che Maradona interpellava anche alle tre del mattino e lui correva a casa». Peccato che non fosse là, nel modesto appartamento del Barrio San Andres a Tigre, quando il Pibe era in agonia, in quella drammatica mattina del 25 novembre.
Il Mattino