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Chi decise di trasferire Diego Maradona dopo l'operazione al cervello in quell'appartamento di Tigre, a 20 chilometri da Buenos Aires, dove sarebbe morto il 25 novembre? «I medici della clinica avevano detto di trasportarlo presso un centro specialistico per la convalescenza, invece le figlie decisero di portarlo in quella casa e di affidarsi a cure domiciliari». Parole chiare quelle di Kitty Maradona, la sorella del Campione scomparso quasi un anno fa, durante la testimonianza presso la Fiscalia General - la procura - di San Isidro che indaga sugli ultimi giorni di Diego.
Parole importanti perché l'attenzione dei magistrati è puntata sull'assistenza ricevuta da Diego nelle ultime settimane di vita, dal giorno dell'operazione al cervello a quello della morte, dal 3 al 25 novembre 2020. Kitty era la sorella incaricata di tenere i rapporti con Dalma e Gianinna, le figlie di Diego e Claudia Villafane, l'unica presente in una chat WhatsApp della famiglia. «Quando mio fratello uscì dalla clinica lo andai a trovare: si era fatta una lista per le visite, poi venne sospesa, credo per decisione dei medici.
Più brevi, secondo quanto riferito dal sito argentino Infobae.com, le testimonianze delle altre due sorelle. Claudia Maradona detta Cali ha dichiarato di «aver visto triste Diego» e di ricordare che dopo l'operazione «fu deciso di eliminare tutto l'alcol che c'era in casa». E Ana Maradona ha chiarito che la relazione tra il fratello e il dottor Luque (uno dei sette indagati dai magistrati di San Isidro per la morte di Maradona: l'accusa è omicidio con dolo eventuale, punita in Argentina con una condanna da 8 a 25 anni) aveva «una buona relazione con Diego» e che tutte le cure mediche «erano pagate da Morla». Che era avvocato e manager di Maradona, nonché legale delle sue sorelle.
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