È l’ultima sfida di Marcello De Vito a Virginia Raggi: uno strappo clamoroso, l’uscita ufficiale dal M5S che a Roma ha contribuito a fondare, un’era...
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De Vito, avvocato, 46 anni compiuti l’altro ieri, è uno dei volti più noti del M5S romano, il primo candidato sindaco, nel 2013 contro Marino, poi recordman di preferenze alle ultime comunali, 6.451 schede. È stato soprattutto il grande nemico interno di Raggi, almeno all’inizio dell’avventura stellata a Palazzo Senatorio. Sfidante di «Virginia» alle primarie del 2016 per ottenere di nuovo la nomination stellata, perse per 417 clic la conta tra gli iscritti, con la convinzione - e il rammarico - di avere avuto la peggio per colpa di un dossieraggio interno. Se nel monocolore grillino in Consiglio comunale, al di là delle gelosie e delle liti all’ordine del giorno, c’è stata una corrente interna, non ostile ma sicuramente alternativa a quella dei fedelissimi di Raggi, è stata la sua. Il primo squarcio, profondissimo, nel rapporto col Movimento risale al 20 marzo 2019: l’arresto con l’accusa di corruzione per l’affaire Tor di Valle, Di Maio che dopo i primi lanci d’agenzia già annuncia: «È fuori dal M5S». In realtà non è così: De Vito è sospeso, ma il procedimento disciplinare è rimasto nel freezer. Dal gruppo M5S in Campidoglio non è mai uscito. Così dopo quattro mesi in carcere, altri quattro di domiciliari, fino a quando la Cassazione definisce le misure cautelari «basate su congetture ed enunciati contraddittori», torna in libertà e sullo scranno più alto dell’Aula Giulio Cesare.
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Un’Aula che non vorrebbe lasciare tra dieci mesi. «Si vuole ricandidare», dicono i colleghi che ci hanno parlato.
Il Mattino