La nostra lotta al caporalato e al lavoro illegale in agricoltura ha da qualche ora uno strumento in più per essere vinta. Proprio ieri abbiamo reso operativo il primo...
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Con il Corpo forestale dello Stato e l’Arma dei Carabinieri, poi, diamo vita a delle task force operative che in 15 territori a rischio rafforzano e affiancano l’Ispettorato nazionale del lavoro. Aumentiamo così uomini e mezzi impegnati nelle campagne.
Questi ulteriori passi rafforzano l’impegno straordinario che il governo tutto sta promuovendo contro la piaga del caporalato e del lavoro irregolare in agricoltura.
La nostra è una battaglia continua, non nasce certo oggi. Dopo aver istituito per la prima volta la «rete del lavoro agricolo di qualità» nel 2014 abbiamo aumentato i controlli sui campi del 59% nel 2015 e con la presentazione del disegno di legge, ora in discussione in senato, vogliamo rafforzare e rivedere le norme penali contro questa piaga per introdurre novità utili, per esempio la confisca dei patrimoni, come succede contro la mafia, una più chiara formulazione del reato, la responsabilità degli enti, l’arresto in fragranza e l’introduzione del controllo giudiziario sulle aziende interessate.
Vogliamo dispiegare una strategia quotidiana con la forte consapevolezza che ci si deve muovere oltre le emergenze. Per questo prevenzione e repressione devono andare sempre più di pari passo. E per questo il nostro obiettivo rimane quello di promuovere politiche strutturali in grado di toccare anche nodi complessi come i patrimoni di chi utilizza caporalato o dinamiche spesso nebulose come la logistica e il trasporto e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Perché non basta certo indignarsi per qualche ora di fronte all’ultimo caso drammatico figlio di questa piaga. Tutti siamo chiamati a un salto di responsabilità: istituzioni di ogni livello, imprese, associazioni e cittadini.
L’alleanza contro il caporalato che stiamo costruendo attraverso questi passi può dare buoni frutti. Per noi si tratta di una battaglia di civiltà non rinviabile. E in questa lotta, per niente semplice, l’agricoltura sana si pone alla testa. Per affermare, ogni giorno e in ogni luogo, la dignità della persona e del suo lavoro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino