CAUTELA
«Io sono amico di tutti, anche dei giudici che indagano su di me. Se mi chiamano, a Palermo ci vado pure a piedi». Così ha scandito il ministro dell'Interno. E ancora: «Sono tranquillo, non ce l'ho con nessuno. Vado avanti a lavorare per fare quello che gli italiani mi chiedono di fare, ossia fermare gli sbarchi e far sicurezza a tutti». Di più: «Conto di fare per almeno 5 anni ministro dell'Interno, senza essere considerato un assassino o un rapitore». Insomma una cautela frutto dell'altolà lanciato dall'altra metà della mela gialloverde, che davanti alla pizza notturna aveva detto chiaramente a Salvini: «I magistrati vanno rispettati. Sono gli stessi che arrestano i corrotti, i mafiosi, gli scafisti». Salvini si è convinto. Ma la rabbia, anche se dice di esse «tranquillo», resta eccome. Ma per ragioni di governo va dissimulata.
«Mi sottoporrò al giudizio, lo aspetto con grande rispetto, spero arrivi presto e lo rispetterò», assicura il Salvini di Cernobbio. Poi fa un paragone: «Premetto che non mi riferisco a Berlusconi, ma ad altri. E dico che mentre prima i politici venivano perseguiti perché rubavano, stavolta vengono messi sotto accusa perché cercano di fare quello che gli hanno chiesto gli italiani. E io mi sento con la coscienza a posto». E di nuovo: «Siccome non sono sopra la legge, sono disposto ad andare a Palermo a piedi per spiegare come e perché sto combattendo l'immigrazione clandestina». Ma «se sono un sequestratore, ne trarrò le conseguenze».
Il premier Conte apprezza: «Salvini ha chiarito.
Questo governo rispetta la divisione dei poteri, ci mancherebbe», promette dopo aver sentito telefonicamente il vicepremier ed avergli espresso solidarietà per le sue vicende giudiziarie. Ma delle tensioni approfitta invece l'opposizione, da destra e sinistra. Renato Brunetta chiede di «andare a votare il prima possibile». Il segretario del Pd , Maurizio Martina, si dice sdegnato per le provocazioni del ministro dell'Interno: «un insulto agli italiani».
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Il Mattino