Michael Antonelli, ciclista stroncato dal Covid. «Ma senza incidente in gara non si sarebbe contagiato»

Michael Antonelli, ciclista 21enne morto di Covid due anni dopo il grave incidente in gara: aperta un'inchiesta
Ad appena 19 anni era una promessa del ciclismo di San Marino, ma la sua vita è stata stroncata da una gara in cui sono venute a mancare le misure di sicurezza. In...

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Ad appena 19 anni era una promessa del ciclismo di San Marino, ma la sua vita è stata stroncata da una gara in cui sono venute a mancare le misure di sicurezza. In realtà a ucciderlo è stato il covid dopo due anni in coma in ospedale, ma per gli inquirenti i due fatti sono collegati. Michael Antonelli ha avuto un incidente il 15 agosto 2018, durante la 72esima edizione della Firenze-Viareggio, gara classica per dilettanti. Lungo il percorso finì in una scarpata a San Marcello Piteglio, in provincia di Pistoia. A seguito dell'incidente, il ragazzo tesserato per la Mastromarco Sensi Nibali di Lamporecchio venne ricoverato in prognosi riservata all'ospedale Careggi di Firenze. I medici gli diagnosticarono un grave trauma cranico, provocato dal colpo contro un palo, contusioni varie e lacerazioni polmonari. Dopo due anni trascorsi quasi sempre in coma vegetativo, il ragazzo contrasse il covid che non gli lasciò scampo. E dire che gli ultimi mesi avevano lasciato qualche speranza alla famiglia. Il giovane aveva iniziato una lunga riabilitazione in strutture come il Montecatone Ospedale di Riabilitazione di Imola, specializzato in lesioni midollari e cerebrali, e il centro Luce di Santarcangelo. Michael Antonelli lottava come un leone, ma la situazione è precipitata in pochi giorni.

La crisi respiratoria

E alle fine, il 3 dicembre 2020, Antonelli era morto all'ospedale di San Marino dopo una grave crisi respiratoria. Il giovane ciclista aveva compiuto 21 anni da pochi giorni (il 30 novembre). E ora per quella tragedia la procura di Pistoia, che aveva indagato l'organizzatore e il direttore della gara ne ha chiesto il processo. Per omicidio colposo. Visto che, per il titolare del fascicolo, esiste un nesso di causalità tra l'incidente e la morte del giovane. L'udienza preliminare si aprirà il 9 maggio. Era stata proprio la famiglia del ragazzo, in particolare la madre, a chiedere alla procura di riavviare le indagini in base all'esito degli accertamenti tecnici effettuati nella zona dello schianto. Di qui l'iscrizione nel registro degli indagati del direttore di gara, Rodolfo Gambacciani, 71 anni, residente a Prato, e del fiorentino 82enne Gian Paolo Ristori, presidente della società ciclistica As Aurora, organizzatore della competizione. Entrambi sono accusati di non aver messo in atto le misure di sicurezza necessarie per impedire che il ciclista finisse nella scarpata dopo un volo di venti metri su quella via Modenese, nel tratto in discesa che dal Monte Oppio porta a Limestre e a San Marcello. La contestazione formalizzata ai due, che rischiano il processo, è di «non avere adottato le necessarie cautele, non predisponendo adeguate protezioni morbide, senza peraltro segnalare con mezzi e personale in loco il pericolo».

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Il Mattino