Vincenzo Onorato e il caso Moby, aiuti per 800 milioni: ma resta ancora un buco di 640 milioni

Vincenzo Onorato e il caso Moby, aiuti per 800 milioni: ma resta ancora un buco di 640 milioni
Proroghe, fusioni tentate per alleggerire i rimborsi dovuti allo Stato, continuità territoriale pagata a Moby con 72 milioni all’anno nonostante una «assoluta...

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Proroghe, fusioni tentate per alleggerire i rimborsi dovuti allo Stato, continuità territoriale pagata a Moby con 72 milioni all’anno nonostante una «assoluta posizione dominante». I finanziamenti a Grillo e Casaleggio hanno acceso i riflettori sugli “aiuti” pubblici, molti ottenuti con “silenzi”, alla gestione di Moby e Cin, la società che ha rilevato la Tirrenia da parte del Gruppo Onorato. Una gestione che per almeno due anni non ha mosso di un centimetro i politici, nonostante gli avvertimenti dell’Autorità garante dei trasporti, dell’Europa, e degli armatori concorrenti costretti a fare i conti con rivali “sostenuti” dallo Stato. 



Ma andiamo con ordine. La prima questione, quella che maggiormente ha fatto discutere, è l’inerzia con cui lo Stato ha continuato a pagare 72 milioni l’anno per la continuità territoriale con le isole. Un fiume di denaro che è arrivato al Gruppo Onorato nonostante una posizione dominante segnalata anche dal presidente dell’Autorità garante dei trasporti, Andrea Camanzi quando nella sua relazione annuale al Parlamento ha parlato di coefficiente di riempimento delle navi di Onorato del 90/95%. Dei 72 milioni annui intascati per dieci anni, più uno di proroga per il Covid (in tutto all’incirca 800 milioni), 49,5 milioni sono serviti a garantire la continuità territoriale con la Sardegna. Il resto per sostenere le rotte verso la Sicilia è altre isole minori. E tutto questo mentre altri armatori concorrenti dichiaravo che sarebbe stato più giusto mettere gli aiuti sul costo dei biglietti e lasciare liberi gli isolani di scegliere il vettore da utilizzare. O, addirittura, offrire la possibilità di esercire le stesse linee senza nessun contributo da parte dello Stato. Perché queste proposte non sono mai state prese in considerazione? Perché solo il governo Draghi ha avviato ora le gare per il trasporto merci con le isole? Domande che si sono posti anche i magistrati che hanno focalizzato la loro attenzione sui silenzi registrati soprattutto da parte dei due governi Conte, con ministri pentastellati nelle posizioni chiave per quanto riguarda i Trasporti. 

Poi c’è tutto l’altro capitolo quello che riguarda la mancata fusione tra Moby e Tirrenia, un passo con cui, probabilmente, si poteva alleggerire il carico da 180 milioni di euro che il Gruppo Onorato deve pagare allo Stato per l’acquisizione proprio di Tirrenia. La cifra è quella restante dei 380 milioni complessivi di cui 200 pagati subito e 180 congelati in attesa della decisione dell’Europa chiamata a valutare se i 72 milioni annui a Tirrenia erano da considerare aiuti di Stato. Ebbene l’Europa ha detto che non sono da considerare aiuti di Stato ed ecco che sul Gruppo Onorato è ricaduta la necessità di pagare subito, ora, i 180 milioni restati del debito verso lo Stato. Ma sono proprio 180 milioni? Secondo il Gruppo Onorato bisogna intanto scorporare i 21 milioni spesi per la manutenzione delle navi. Ed è sulla rimante cifra di 159 milioni di euro che si articolerebbe il lodo proposto ai creditori proprio in questi giorni. Una proposta che sarebbe del 90% del debito qualora i commissari straordinari di Tirrenia accettassero lo scorporo dei 21 milioni per la manutenzione alle navi e dell’80% in caso contrario, valutando sempre il debito per intero e cioè 180 milioni. Un debito che si somma agli altri su cui sono stati avviati rientri concordati e cioè con le banche (160 milioni) e con gli obbligazionisti (circa 300 milioni: dunque in tutto all’incirca 640 milioni). 

Ma per placare gli umori dei creditori che il Gruppo Onorato ha diffusa questa nota: «La Moby SpA e la sua controllata Cin SpA, in data 19 gennaio 2022, hanno depositato presso il Tribunale di Milano un nuovo Piano in continuità che prevede percentuali di recupero per i creditori significativamente superiori rispetto al precedente Piano depositato da Moby SpA il 29 marzo 2021. Il nuovo Piano ha ricevuto il preventivo consenso dei principali creditori finanziari del Gruppo, quali gli obbligazionisti riuniti nel Gruppo Ad Hoc e da tutte le istituzioni finanziarie. Le Società hanno compiuto questo ulteriore importante passo verso un rilancio industriale in corso che segue la significativa inversione di tendenza che ha visto la Società superare le difficoltà legate alla pandemia e riposizionarsi come leader sui mercati e sulle rotte di riferimento». Insomma stando a queste ultime comunicazioni gli Onorato avrebbero l’ok dei creditori a cui mancherebbe solo il benestare dei commissari straordinari di Tirrenia. Ed è a loro che, ora, spetta la valutazione della proposta. 

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Il Mattino